5coinquilini

mercoledì, maggio 31, 2006

VANZA CHIAMA LA CITAZIONE RISPONDE 11

Ho avuto una grande passione per la letteratura dell'800 quando ero adolescente. Passai un'intera estate a leggere "I fratelli Karamazov". Mentre non leggevo ritornavo il solito pirla di sempre ma avendo portato a termine poche cose nella mia vita pensavo di poter cominciare a diventare adulto con quel libro. Più di mille pagine che non pensavo di finire. Ora, leggo solo contemporanei e mi dispiaccio un pò per questo. L'anno scorso comprai la "Recherche" di Proust e semmai arriverò alla vecchiaia quello sarà il mio libro. Sta lì nella libreria con le pagine che si ingalliscono piano piano. Quando sarò vecchio lo aprirò e lo leggerò, dovrà rappresentarmi, sarà vecchio anche lui. Sarà invecchiato con me. Ecco se fossi un egiziano quel libro lo vorrei sepolto con me. Anche se non arriverò al tempo della sua lettura, vorrei fosse con me per rappresentare o la vecchiaia che non ho avuto oppure quella che ho avuto con lui.
La citazione di oggi però si rivolge al primo grande vero libro che portai a termine. L'inizio.

"Giudica dunque Tu stesso chi fosse nel giusto: Tu, o colui che allora Ti interrogò. Rammenta la prima domanda: seppure non proprio alla lettera, il suo significato è questo: "Tu vuoi andare nel mondo, e ci vai con le mani vuote, con non so quale promessa di libertà, che quelli, nella loro semplicità e nella loro ingenita sregolatezza, non possono neppure concepire, e ne hanno timore e spavento - giacchè nulla mai fu per l'uomo e per la società più insopportabile della libertà! Ma vedi codeste pietre, per questo nudo e rovente deserto? Convertile in pani, e dietro a Te l'umanità correrà come un branco di pecore, dignitosa e obbediente, se anche in continua trepidazione che Tu ritragga la mano Tua e vengan sospesi loro i Tuoi pani". Ma Tu non hai voluto privar l'uomo della libertà, e hai rifiutato la proposta: giacchè, dove sarebbe la libertà (hai ragionato Tu), se il consenso fosse comperato col pane? Tu hai ribattuto che non di solo pane vive l'uomo: ma sai che in nome appunto di questo pane terreno insorgerà contro Te lo spirito della terra, e verrà a guerra con Te, e Ti vincerà, e tutti lo seguiranno, gridando: "Chi può paragonarsi a questa fiera: essa ci ha dato il fuoco rapito dal cielo!" Sai tu che passeranno i secoli e l'umanità proclamerà, per bocca della sua sapienza e della sua scienza, che le male azioni non esistono, e quindi non esiste peccato, ma ci sono affamati e basta? "Prima sfamateli, e poi chiedete loro la virtù": ecco che starà scritto sulla bandiera che brandiranno contro Te, e alla cui ombra sarà distrutto il tempio Tuo. Al posto del tempio Tuo sarà innalzato un nuovo edificio, sarà innalzata di nuovo una tremenda torre di Babele, e sebbene anche questa non verrà condotta a termine, come quella d'allora, ma purtuttavia Tu avresti potuto evitare questa nuova torre, e abbreviar di mill'anni le sofferenze degli uomini: giacchè a noi per l'appunto torneranno costoro, quando si saranno tormentati per mill'anni intorno alla loro torre! Allora essi ci ricercheranno sotto terra, nelle catacombe dove ci saremo nascosti, ci ritroveranno e alzeranno a noi l'invocazione: "Dateci da mangiare, perchè coloro che ci han promesso il fuoco del cielo, non ce l'hanno dato". E allora saremo noi a condurre a termine la loro torre, giacchè a termine la condurrà chi darà da mangiare, e da mangiare lo daremo noi soli, in nome Tuo, e mentiremo dicendo di farlo in Tuo nome. Diranno: "Magari schiavi, ma dateci da mangiare". [...] Si persuaderanno pure che non potranno mai essere liberi, perchè sono deboli, pieni di vizi, inconsistenti e sediziosi. Tu hai promesso loro il pane del cielo, ma ripeto ancora, che paragone può esserci mai, agli occhi della debole, eternamente viziosa, eternamente ignobile schiatta degli uomini, fra quello e il pane della terra?"
- Fedor Dostoevskij- [I Fratelli Karamazov]


Nota a margine: mi scuso per la lunghezza ma il pezzo meritava tutto e oltre. La leggenda del Grande Inquisitore, punto centrale del libro, andrebbe insegnato a memoria a scuola. Come grande esercizio di letteratura, di filosofia, di dialettica e di critica. E' noto poi a chi mi conosce che Ivan è senza dubbio uno dei più grandi personaggi mai raccontati. Il fatto che questo poema sia stato fatto recitare a lui la dice lunga su quanta sia la sua potenza e su quanto l'autore creda in pieno nelle capacità del suo personaggio.

martedì, maggio 30, 2006

OGGI DEVO ASSOLUTAMENTE FARE LA SPESA

Giornata di ieri:
Mi sveglio alle 10.30 che non succedeva più da anni ormai.
Mi chiama mia madre. Vieni a pranzo. Col cazzo te lo puoi anche scordare dopo l'ultima volta!
Mangio. Pizza di ieri sera.
Mi metto a lavorare al computer visto che oggi sono a casa.
Non ho guardato uomini e donne. Alla prossima uscita dovrò mentire e dire sempre si, sono d'accordo, anche secondo me.
Paolo mi manda un messaggio: "il trans di Melchiorre Gioia è in vantaggio. Milano nella merda."
Pausa di un paio di ore. Troppe, perchè così devo recuperare oggi.
Mi chiama il mio capo. Nuovi lavori lunghissimi e noiosi che mi terranno occupata tutta l'estate. Bene che gioia e ci pagano bene? No, te lo puoi scordare. Olè.
Poi come succede spesso il lunedì sera: serata coinquilini più Vanza e John. Cioè ritrovo. Cioè non abbiamo soldi per uscire e allora stiamo in casa. Oppure siamo stanchi dopo il week end, oppure non è che dobbiamo per forza uscire sempre tutti, oppure vivo con te ma sono due giorni che non ti vedo.
Allora arriva Vanzetti che ci porta da mangiare, vabbè che ormai sono le 10 e avremmo anche già cenato però va benissimo perchè la cena ha visto come portata principale un pacchetto di cipster e delle mele. Forse domani mi tocca andare a fare la spesa. Oddio che palle.
Il Vanza si presenta con cibo decente, cucinato, impacchettato e sistemato in piatti di plastica dalla sua mammina.
Io vorrei vedere Pretty Woman in santa pace. Non sono mai riuscita a vederlo tutto quel film. Insulti perchè che schifo Pretty Woman, ma che storia è e che schifo quello e che banalità quell'altro. Ecco se non fossi in un soggiorno con quattro uomini che stanno mangiando come dei maiali mentre buttano giù tutto con litri di birra forse il film sarei anche risucita a vederlo. Sara quando serve non c'è mai. Infatti arriva alle 11.30 quando il film è bello che andato e esclama: "Noooooooo Pretty Woman, dovevamo troppo vederlo!" Eh tornare prima non sarebbe stato male.
Anche lei si butta sul cibo, ormai poche briciole. Non ho mai capito dove Paolo nasconda la birra che magicamente continuava a proliferare sul tavolino, come se avesse una riserva speciale da qualche parte. Un buco sul balcone dove tiene tutte le sue cose da grande precisino. Mah comunque a me la birra mi distrugge sempre. Poi mentre hai nello stomaco quattro cipster e una fetta di mela non è il massimo. Ho usato il cibo che c'era per tamponare ma il danno era già fatto. Mi fa sempre venire un mal di stomaco assurdo. Posso berne anche due litri senza stordirmi però lo stomaco parte subito.
Il grande argomento della serata: la ragazza del Vanza contro la ragazza di Paolo. A metà discussione, in cui stravinceva la Signora Vanzetti, salta fuori che anche John esce con una. Ah ma allora è una cospirazione di coppie. Già mi immagino la serata tra coppiette e io che guardo tutti con sguardo acido e invelenito. Manca solo Tyler e poi siamo a posto. Fortuna che alla rivelazione della presenza di una nuova miss la ex miss era andata a dormire. Niente tragedie e scene alla Beautiful alle quali l'unica coppia che c'è stata in casa ci aveva abituato alla grande.
Non si sa chi sia questa ragazza che si è accaparrata il nostro mr america. Ricordo il primo giorno che ho visto John, l'anno scorso tornata dalle vacanze, apro la porta e mi trovo sto gran figliolo che mi aspetta. Che felicità. Poi ha dormito per mesi sul divano, ha rotto le palle all'inverosimile, occupava sempre il bagno quando non doveva, però resta sempre uno dei ragazzi più belli che abbia mai incontrato.
La sua ragazza non partecipa alla gara perchè nessuno l'ha mai vista quindi niente. Poi la discussione da semplici punteggi sulle cose più banali è degenerata in aneddoti scabrosi e cose varie che io non voglio sentire. Ho il senso del pudore di una tredicenne, anzi viste le tredicenni di oggi, mi sa anche di meno e comunque certe cose dell'architetto e del Vanzetti non le voglio sapere. Allora me ne sono andata a dormire.Alle 3 mi sono svegliata per andare in bagno e c'era la lampada accesa in soggiorno. Paolo, Luca e John che continuavano a blaterare di cose loro: "oh ma io qui ma lei là, ma tu quello e quell'altro". Oddio non voglio avere incubi. Scappo in bagno e poi dritta nel mio letto. E' proprio tempo che mi trovi un uomo decente.

domenica, maggio 28, 2006

BEATA TRA LE DONNE

Ieri sera uscita di sole donne. Non si fosse capito dalla gente che frequenta questo blog e dalle varie descrizioni di pezzettini della mia vita, non ho molte amiche. Per la maggior parte della mia vita ho frequentato solo maschi. Carlo e il Vanzetti quando ero piccola e pure adesso, più un'altra serie di persone, per la maggioranza maschi. Diciamo che ho legato sempre con il genere maschile e che le mie amicizie durature constano solo di persone del sesso opposto al mio.
L'università, a volte, oltre ad essere il posto in cui si dovrebbe studiare, ti permette anche di conoscere persone molto diverse da te. Come Silvia. Anche lei era della mia vecchia facoltà e ora studia a scienze politiche ma in un altro indirizzo, quindi non capita di vederci molto spesso. Silvia è simpatica, sempre gentile e di un altruismo pazzesco. Così l'altro giorno stavo al bar e l'ho vista. Mi saluta con la solita gentilezza e mi chiede come sto. Parliamo un pò e vedendomi non al massimo delle forze mi invita ad uscire con lei sabato. L'occasione è un balletto. Una sua amica insegna in una scuola di danza e farà un balletto sabato. Accetto. Proviamo anche questa cosa dell'uscita di sole donne.
Insomma non è che sia proprio convinta, magari dopo 10 minuti scopro che queste sono delle stronze paurose però piuttosto che stare a casa o fare le solite cose. Quando lo dico al Vanza, mi risponde: le vorrai ammazzare tutte dopo 10 minuti.
Allora mi preparo. Sembra veramente paradossale ma non ho mai problemi su cosa mettermi addosso. Mi vesto sempre più o meno allo stesso modo. Tanto esco sempre con gente che conosco benissimo e anche se dell'altro sesso non è importante.
Vorrei mettermi le mie solite scarpe basse ma opto per dei tacchi, bassi perchè potrei cadere all'istante.
Arrivano alle 8 sotto casa mia. Subito mi sembrano molto simpatiche tutte. Silvia già la conosco e le sue due amiche sembrano tranquille.
Il balletto era veramente bello. E' durato 3 ore e mezza però è stato molto piacevole. Una danza basata sul richiamo ai quattro elementi. E' scontato dire che mentre vedi queste ragazze che si muovono in quel modo, inarcano la schiena all'indietro in un modo assurdo, cadono a terra con le gambe spalancate come se niente fosse, vorresti farlo anche tu. La sindrome per cui vuoi essere anche tu una ballerina ci coglie a tutte quante. Oltre al fatto che vorresti indossare i loro vestiti, belli, leggeri, colorati e che gli stanno benissimo addosso.
Alla fine, aspettiamo l'altra amica di Silvia e ci dirigiamo ad un locale lì vicino. Ridono come delle pazze queste ragazze e parlano di cose assurde. Mi sembra veramente assurdo essere uscita con delle persone che non hanno mai visto la mia bianchieria stesa, che non sanno niente di me. Una di loro ha appena mollato il suo ragazzo dopo 6 anni. Cioè 6 anni? E tutte le altre lo prendono in giro e fanno battute orrende su di lui. Poveretto. Lo hanno distrutto. Però ridono, si divertono, lo pigliano per il culo, sdrammatizzano alle grande.
A volte parlano di cose che non capisco, tipo, chi cazzo è Marco di Uomini e donne? Ho capito che domani pomeriggio devo assolutamente guardare quel programma perchè una sceglierà l'uomo della sua vita. Se non posso, loro lo registrano e poi mi prestano la cassetta. Ho capito che lo guardano per spegnere il cervello. Una di loro ha detto che lo usa come terapia antistress. Torna a casa dal lavoro lo guarda e non pensa a nulla per un'ora.
Insomma la serata è andata bene. Mi sembra fantastico per una sera non aver sentito le solite cose, non aver sentito, per esempio, frasi del tipo: "guarda quanto è figa quella" o roba simile.
Verso le 3 mi riportano a casa. Uscirò di nuovo con loro.
Quando entro a casa, tutto buio. Mentre sono in bagno a lavarmi i denti, Tyler si alza viene in bagno, mi guarda e mi dice: "allora com'è andata? Erano fighe?"
Ah vabbè ci mancava. Mi sembrava strano.

sabato, maggio 27, 2006

MILANO ODIA: LA POLIZIA NON PUò SPARARE

Qui dentro non abbiamo mai parlato di politica, pur avendo tutti idee molto forti e ben precise. Nonostante le questioni politiche occupino molte delle nostre discussioni casalinghe abbiamo deciso di non parlarne nel blog perchè riserviamo questo spazio per altre cose.
Ieri sera ho passato la serata a guardare Matrix. La cara Letizia contro il buon Bruno. Si capisce dal lungo dibattito che la Moratti ha fatto grandi sforzi per restare ministro mentre si candidava anche sindaco. Si capisce che ridurrà le tasse. Si capisce che lei ama Milano e che parla con tutti i suoi cittadini. Si capisce che ce l'ha con la gentaglia che ha incendiato corso Buenos Aires a marzo. Hai proprio ragione Donna Letizia, chissà quanto ti è costato avere i privilegi da ministro, chissà dove li andrai a prendere i soldi che non ci farai pagare, chissà perchè con me, che sono milanese, non hai parlato, chissà che brutta gente è davvero quella che ti ha fischiato al 25 aprile e che ha fatto casino. Chissà perchè per vivere in questa città, motore economico del paese come hai detto tu, devi dare il sangue perchè solo per pagare un affitto devi lavorare mille ore. Perchè io vedo di tutto tranne una città "bella da vivere" come dici tu.Esigo che mi venga dato il bonus bebè. Che ovviamente come dici tu non è una politica assistenziale.
Esigo inoltre che arrivi il più presto possibile lunedì perchè di vedere la tua faccia appesa in giro per mezza Milano non ne ho più voglia. Viene a stare un paio di giorni dove abito io, vieni a fare la mia vita un paio di giorni vediamo se definisci ancora questa città "vivibile, efficiente e sicura".
Vorrei dire un'altra cosa:
Carissimi milanesi,
non fate stronzate.Tutti ma lei no. Ricordate cosa ha fatto alle nostre università e alla nostra istruzione.
Fate scelte ponderate e corrette.
Anche se dubito, visto il clima in città, che la nostra Donna Letizia non spunti quest'elezione.
Non che io sia fermo sostenitore dell'altro candidato ma la Moratti no. Grazie per l'attenzione, attendiamo tutti fiduciosi il risultato.
L'architetto Paolo.

venerdì, maggio 26, 2006

LA GRANDE CAPACITA' DI MIA MADRE

Ovvero storia di come un genitore può destabilizzare un figlio.

Il padre partì per un viaggio improvviso e la madre si ritrovò a casa da sola con il figlio. Il giovane però non prestava alcuna attenzione alla vecchia genitrice. Troppo giovane e poco incline alle conversazioni adulte. Così la madre in preda ad un moto di solitudine e tristezza decise di chiamare la figlia. Ormai la ragazza viveva da tempo lontana dalla casa dei genitori e non li vedeva spesso ma una figlia, si sa, resta sempre una figlia. O l'ultima persona a cui rivolgersi, solo se sei molto disperata.
La madre alzò il telefono e digitò il numero della figlia che rispose non pensando alla richiesta d’aiuto alla quale andava incontro. La madre fece pochi giri di parole e impose subito il tono autoritario che non lasciò vie di fuga alla figlia. Dopo pochi minuti di conversazione e una serata saltata la figlia si trovava già sulla strada di casa. La strada per il ritorno all'uscio materno.
Giunta alla porta, la figlia si trattenne per pochi secondi. Doveva suonare il campanello e confermare ciò che aveva solo bisbigliato al telefono oppure andarsene e fregarsene della celata richiesta d’aiuto della madre? La figlia decise di considerare il bisbiglio pronunciato al telefono come un si e si fece avanti.
Quando entrò nella casa padronale si accorse che nulla era cambiato dalla sua infanzia. Troneggiavano gli orribili soprammobili della madre, le macchine fotografiche del padre e i libri, pesante eredità della nonna. Sentendosi guardata con disprezzo dalle macchine fotografiche si accomodò sul divano. Sembrava che quegli inermi oggetti antichi, appartenuti ad una tecnologia ormai in disuso la guardassero dicendo: "ecco la figlia ingrata che mai ha voluto imparare il nostro funzionamento! Eccola! E si permette pure di osservarci in quel modo! Stupida studentella di poche speranze, non ti saranno mai più svelati i segreti dei nostri meccanismi! La morte piuttosto che regalarti un'immagine impressa su carta!" La figlia, mentre cercava di distrarsi, sentiva le voci delle macchine e tutto il clamore referenziale che queste le provocavano.
La madre intanto preparava la cena in cucina. E quando la figlia si avvicinò alla madre per chiederle cosa stesse preparando sentì che anche le pentole e i fornelli facevano ragionamenti simili a quelli delle macchine. Capì in quel momento che mai avrebbe potuto proseguire la passione del padre e mai sarebbe potuta diventare una brava cuoca come la madre.
La madre, intanto, la fece accomodare al tavolo e cominciò a servire la cena.
La discussione procedeva senza problemi e la cena incontrava lo stomaco con molto piacere.
Ma alla fine, al momento del caffè, il momento che la figlia vedeva come liberatorio, il momento che aveva aspettato tutta la sera, la madre accoltellò in un sol colpo la sicurezza della figlia. Ebbene, disse, cosa vuoi tu avere dal futuro con gli studi che stai facendo? Cosa vuoi dimostrare al mondo?
La madre avrebbe da sempre preferito che la figlia non si dilettasse in studi universitari ma che pensasse al sano lavoro e a studi pratici piuttosto che teorici. Diceva, c'è tempo per la cultura. Forte dell'esempio del marito che non aveva conseguito neanche la licenza media ma che era uomo di gran cultura. A scuola non ti insegnano nulla. Gli stessi libri li puoi leggere da sola. Il padre, grande sostenitore della cultura autonoma, rincarava da lontano il pensiero della madre. Ed era come se il padre fosse presente nella stanza pur essendo molto lontano fisicamente.
La madre disse: "avresti dovuto studiare qualcosa di più tecnico che ti permettesse di esprimere la tua creatività. Non studi politici e sociologici che tra pochi anni saranno obsoleti e vecchi. Io ti avrei visto bene ad architettura".
La figlia era piccola piccola al pari di una formica. Non sapeva che rispondere e chiese alla madre il perchè di tutto quell'astio per la sua formazione umanista. Ma soprattutto chiese perchè non le avesse dette prima queste cose. La madre, che ormai era diventata un gigante enorme e che faceva spuntare la sua testa fuori dal tetto della casa d'infanzia rispose con tono sarcastico: "mia cara, io e tuo padre, pensavamo ci saresti arrivata da sola". La madre aveva dato della fallita e della stupida alla figlia in poco tempo e in una sola serata. Ora era sempre più grande e la figlia sempre più piccola.
Non sapeva che fare, povera figlia, circondata dalla sua inettitudine e dal suo povero ego destabilizzato in poco tempo. Osservò dal basso la madre e disse: "ma a me piace quello che studio" La madre ribatté con la prontezza di un leone sulla preda: "ma non ti regalerà mai un futuro! Una professione! Dovevi fare studi pratici! Il resto lo potevi imparare a posteriori! In fondo sei sprecata in quella facoltà."
La figlia non se la sentiva di continuare la discussione. Prese la sua roba, diede un ultimo sguardo agli oggetti della casa e si diresse sanguinante verso l'uscita.
Cercò conforto nelle strade della sua infanzia e nel suo caro amico. Ma le strade non erano più le stesse e l'amico non era a casa, proiettato nel suo futuro che forse non la comprendeva.
Si diresse sulla lunga strada di cemento che avevano iniziato a costruire quando era piccola, quando ancora poteva decidere e quando ancora pensava di avere la giusta prospettiva della vita. La strada era come lei. Tagliava un grande campo di pannocchie e mai era stata completata. Si ricordò della sua infanzia passata in quei posti e mentre percorreva il serpente di cemento che si mangiava tutte le strade della sua speranza, rivolse un grido d'aiuto all'amico lontano, che come lei era senza la giusta prospettiva. L'amico lontano non rispose, forse lui la sua giusta strada l'aveva trovata o forse aveva solo le mani sulle orecchie per non sentire o le orecchie occupate in altre discussioni.

giovedì, maggio 25, 2006

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'INAFFIDABILITA'

Oggi niente citazione.
Mi sono un pò rotto i coglioni. In generale.
Stamattina mia madre.
"Luca vai a fare la spesa".
Stamattina il mio vicino di casa.
"Luca potresti andare a farmi benzina alla macchina".
Stamattina la mia ragazza.
"Luca mi riporti il libro in biblioteca".
Non capisco.
Sono sempre stato il ragazzo inaffidabile e pirla a cui nessuno chiedeva niente. Quello che "fai attenzione tanto non fa mai quello che dice", quello che "non ti fidare", quello che "non diventerai mai adulto". E adesso tutto ad un tratto divento mr precisione e affidabilità.
Perchè se uno ti chiede un favore è normale che si aspetti che tu glielo faccia, altrimenti non te lo chiederebbe. Giusto il ragionamento?
Non è che io non voglio fare dei favori. E' che mi sconvolge il fatto di essere considerato affidabile.
Mia madre non mi avrebbe mai dato dei soldi per comprare della stupida frutta. Sapeva che li avrei spesi in altro. Il mio vicino con la gamba rotta, avrebbe chiesto al suo cane di fargli benzina piuttosto che a me. La mia ragazza...aspetta...io non dovrei avere una ragazza che mi dà dei libri in piena fiducia senza preoccuparsi della loro sorte.
Mentre sto sulla macchina del mio vicino, le borse della spesa dietro e il libro appoggiato sul sedile accanto mi arriva un sms da Eli la mia collega:
Luca stasera devi venire anche tu alla cena con i capi.
Perchè perchè perchè perchè??????? Perchè devo capire in un giorno solo e nel giro di poche ore che è finito il mio tempo del cazzeggio, che non sono più un pirla, che ormai mi guardano tutti mentre pensano: "Oh ecco Luca il ragazzo affidabile".
Da bravo ragazzo quale ora sono ho riportato la macchina al mio vicino, con il pieno esatto, ho dato le borse della spesa a mia madre e ho riportato il libro. Poi sono andato al lavoro, ho guardato le mie colleghe che prima mi guardavano dicendo: "ecco arriva il rompicoglioni deficiente".
Ora mi sorridono e mi dicono: "Luca come sta la tua ragazza?
Il baratro lo raggiungiamo soltanto quando mi chiederanno di fare un'uscita a quattro.
Secondo voi sono ancora in tempo a salvarmi?

NUOVI SPIRAGLI DI DEMOCRAZIA

Nuovo sondaggio.
La chiusura del precedente è passata in silenzio, troppo presi dagli avvenimenti degli ultimi tempi.
Comunque vince che Paolino è il figlio segreto di un dittatore con il 49%, la metà dei votanti. Un risultato schiacciante. Resta solo da decidere di quale dittatore sia figlio. Non hanno riscosso successo le due opzioni, "quello che rompe sempre le palle" e "un cinquantenne vestito da giovane", che si fermano rispettivamente al 16 e 14%. L'opzione "il trentenne che tutti vorrebbero essere" arriva al secondo posto ma solo per voti dell'interessato. Quindi è da considerarsi non valida.
Il nuovo sondaggio sarà:
Chi è il vero capo della casa?
1. Manuelito il cane ingrugnito
2. l'architetto Paolo
3. la zitella piagnucolona Giulia
4. il ragazzo problematico fuori sede
5. l'immigrante metal Tyler
Votate miei cari perchè il risultato deciderà le sorti del potere della casa. Ovviamente vi direi di votare per me ma non credo di essere una grande leader.
Visto che è iniziata la rivoluzione dei soprammobili abbiamo deciso di mettere tutto al voto e di sperare in uno spiraglio di democrazia per il nostro futuro. Siate coscienziosi nei voti.
Non vi sembra tutto quantomeno assurdo?

mercoledì, maggio 24, 2006

DA OGGI COMANDO IO

Buenas dias a todo el pueblo.
E' giunto ormai il momento di far capire a tutti chi è il vero capo della casa.
Io Manuelito il cane ingrugnito da oggi mi autoproclamo presidente e capo di questa comunità!
Da oggi basta sabotamenti nell'ombra e guerra fredda, da oggi barbagia armata.
Ecco le mie prime azioni da comandante dell'opposizione.
Eccomi mentre dormo nel letto di Carlo.
L'architetto dice: "il letto non esiste". Manuelito dice: "chi se ne frega". E' tempo di provvedimenti seri e disciplinati.
L'architetto dice: "guai a chi usa i miei pennarelli". Manuelito dice: "scordatelo caro architetto, da oggi comando io!"
Se l'architetto dice: "non mangiate le albicocche che ho comprato solo per me". Manuelito dice: "le mangerò tutte io".
E' iniziata da oggi l'era dei cani di legno. Unitevi a me miei simili. Animali da soprammobile di tutto il mondo unitevi alla protesta di Manuelito il cane ingrugnito contro lo strapotere dei nostri padroni che ci vogliono inermi a prender polvere su una mensola qualunque.
Che ci rimpiazzano alla prima occasione con un tucano brasiliano qualunque. Che ci spolverano solo se si ricordano e magari ci fanno anche cadere rovinandoci.
Abbiamo bisogno di potere e di autocoscienza per liberarci dalla nostra millenaria schiavitù.
Se le proteste non sono servite, gli avvertimenti inutili, le minacce non ascoltate è tempo di passare alla vera rivoluzione.
E dite al vostro padrone che non bastano occhialini e cravatta per governare in una casa. Perchè anche voi miei cari animali di legno, potete indossare gli stessi occhiali e la stessa orribile cravatta.
Hasta la vittoria, siempre!
Firmato
-Manuelito il cane ingrugnito-


lunedì, maggio 22, 2006

IL WEEK END

VENERDì
Giornata normale. Lavoro, lavoro, lavoro. Scazzi con il mio supercapo che mi rispedisce a casa a fare cose per me impossibili e con le quali lotto ancora.
Alla sera esco, c'è anche Vanza con la sua ragazza. Andiamo in un posto vicino al parco Sempione. 8 euro e ripeto 8 euro per un coca e rhum. Dio mio 8 euro. Che cazzo!
Di notte ho avuto un incubo tremendo, forse dovuto al pensiero di aver speso 8 euro per un cavolo di bicchiere pieno di coca cola e rhum. Mi alzo nel mezzo della notte ansimante e sudata. Percezioni amplificate a mille e linea di separazione tra sveglio e dormiente inesistente. Per cinque minuti buoni sono stata ferma seduta al centro del letto a respirare affannosamente, chiedendomi se ero sveglia o meno e ascoltando ogni minimo rumore che mi sembrava un boato potentissimo. Ho chiamato Sara che non c'era e sono uscita dalla stanza buttandomi in corridoio gridando. Fortuna che c'era Paolo che mi ha calmato. Così ho dormito nel letto di Carlo, anche se non esiste, per non stare in stanza da sola.
SABATO
Paolo dice: visto che siamo tutti stressati facciamo una festa.
Va bene architetto. Il problema è che ho passato tutto il pomeriggio davanti al computer mentre aspettavo una mail importantissima dal mio capoccia e cercavo di finire il lavoro che avevo iniziato venerdì. Entrambi sono andati in fallimento.
Solite robe da organizzazione capillare di pubbliche relazioni. Solite finte pulizie della casa. Metti tutto nell'armadio di Paolo, tanto c'è spazio.
Esigo che questa sera si rompa il vaso che mi ha regalato mia madre. Una cosa inutile e orribile. "Ma viene dall'Olanda." Ma sempre brutto è. Però non ho il coraggio di buttarlo o di nasconderlo, quindi voglio che qualcuno distrattamente lo rompa, così lo posiziono sul tavolino in posizione strategica per la rottura immediata. Vorrei metterci anche la piastrella di ceramica ma quella è appesa al muro e non avrebbe senso su un tavolino.
Paolo tira di nuovo fuori le cassettine colorate degli 883. E no adesso basta con il balletto Mauro Repetto. "Ma quello lo devo fare per forza. Assolutamente. La gente se lo aspetta."
Si infatti vengono tutti solo per l'architetto che ubriaco in mutande fa la mossa del gomito di Repetto. I suoi colleghi già in possesso di prove visive dell'accaduto, vengono solo per quello ma gli altri se lo vorrebbero risparmiare almeno questa volta.
Paolo è irremovibile e le cassettine vengono posizionate accanto allo stereo. Pronte all'uso.
Arriva la gente. Vanza non si vede.
Il tutto va avanti senza grossi problemi e con le solite cose. Gente che non sai chi è, gente ubriaca, Paolo ubriaco, Paolo che ci propina di nuovo la mossa del gomito, devo dire anche acclamato dalla folla che ha preteso il Balletto Repetto in grande stile. Tyler bersagliato da ragazze, Sara appiccicata al suo ragazzo, io che vago con sguardo perso fino alla fine.
Nota di colore e calore: il ritorno di John. Che ormai vive in simbiosi con i suoi coinquilini siciliani. Che prepara la sua solita roba alla frutta che ti uccide dopo 3 secondi, che lancia sguardi di fuoco, pensando di non essere visto da nessuno, a Sara.
Mi spiace ma non posso raccontare altro perchè mi sono persa dopo un paio di ore.
DOMENICA
Mi sono svegliata con la testa pronta ad esplodere. Visto che non prendo medicinali cerco di farmi una doccia ma il bagno è impraticabile previa pulizia rigeneratrice a fondo. Allora vado in soggiorno. Marchino dorme sul divano. Nello sfascio totale della casa guardo il tavolino e vaffanculo campeggia ancora lustro e splendente il vaso olandese.
E mi sembra pure che mi sorrida dicendomi: "volevi farmi fuori ma ho vinto io!"
Forse è meglio che qualcosa per il mal di testa me lo prenda questa volta.
Esco e prendo il motorino, in un’ ora sono a casa dei miei. Con la faccia migliore della mia vita e l'umore a mille.
Pranzo e torta per salutare mio padre che se ne va in Belgio due settimane a fotografare giardini di non so cosa. Mia madre sempre più incazzata per le continue assurdità di mio padre e per la presenza di Umberto. Amico romano di mio padre e compagno di viaggio in quest'occasione. Nonché procacciatore del lavoro.
Ci sarebbero le solite domande da sopportare se non fosse che l'argomento centrale della giornata sarà...indovinate...Carlo! E perché è partito e adesso cosa farà e si è trovato un lavoro e con chi vive e ho visto sua madre e mi ha chiesto questo e suo fratello ha detto quest'altro e quando torna e adesso la sua stanza...bastaaaaaaaaa. Poi mia madre in grande stile: ma tu come stai? E ricominciano gli sguardi e gli atteggiamenti da veglia funebre di cui mi rifiuto di parlare ancora.
Fortuna che Umberto è divertente e parte del tempo l'ha occupata lui a parlare delle sue cose. Molto discutibili secondo mia madre. Come la figlia di Umberto che a 19 anni parte e se ne va a vivere in Canada da un presunto zio che l'Umberto non si ricordava neanche come si chiamava. Mia madre assume sempre di più la forma di un punto di domanda di fronte alle varie esternazioni di Umberto sui suoi figli, liberi come il vento, come dice lui. Mio padre sorride e gode della sana pazzia del suo amico e di tutte e le paranoie perbeniste di mia madre.
Arriva anche il Vanza e suo padre. Caffè, torta, parole, parole, parole e Vanzetti che viene agguantato da mia madre per farsi spiegare la storia di Carlo. Riesce a dribblare le domande e alle 6 finalmente sono sulla macchina del Vanza direzione Milano. Direzione casa mia. Direzione camera senza parole. Direzione niente perbenismo. Direzione domanda a Luca. Perchè ieri sera non sei venuto?Vanza direzione schiviamo le domande. Direzione mi sembra una risposta ovvia. Direzione mi sa che la risposta non la vuoi sentire. Direzione da oggi un pò andrà sempre così.

domenica, maggio 21, 2006

VANZA CHIAMA LA CITAZIONE RISPONDE 10


Nota a margine: senza commenti. Un genio.

giovedì, maggio 18, 2006

UNA POMATA PER LA VITA

Pomeriggio vado dal medico.
Ho uno sfogo di non so cosa sul collo.
Veramente ce l'ho da due settimane. Ma io ho la sindrome di Wonder Woman mista a quella dell'ipocondriaco empatico.
La prima mi fa credere di non avere mai niente. Di poter guarire tutto da sola. Mi fa sempre dire ma si tanto adesso ti passa.
La seconda mi fa sentire tutte le malattie degli altri. Per cui se tu dici "hai sentito di quello che avevo quello" anche io devo necessariamente avere quello. Salvo poi guarire in poco tempo per via della prima sindrome. E poi se vedo una persona che si fa male, anche alla tv, sento il suo stesso dolore addosso. Se vedo una persona che si taglia, sento il dolore del taglio. Poco. Però lo sento. E non prendo mai medicine. Niente pastiglie, punture, liquidi strani, integratori e robe simili, mai.
Così ovviamente non voglio mai andare dal medico. La prima sindrome mi farebbe pensare di poter guarire tutte le malattie da sola, la seconda mi farebbe sentire tutte le malattie di quelli che incontro. E ovviamente il medico ti deve sempre prescrivere qualcosa.
Comunque ci vado e nella sala d'aspetto evito di parlare con chiunque. Non voglio sapere cosa avete. Io non esisto. Ma le vecchiette ti devono sempre raccontare tutto. Ho avuto questo, ho avuto quello, la mia amica quest'altro. Così entro nello studio del dottore che ho addosso le malattie di dodici ottantenni e la volontà di poterle guarire tutte da sola.
Gli faccio vedere quello che ho e lui mi dice che ho una dermatite. Dermatite da stress.
"Da stress?"
"Ha avuto stress particolari in questo periodo?"
"Effettivamente non è che sia il ritratto della tranquillità."
"Il corpo somatizza tutto lo stress e in qualche modo lo deve sfogare."
"E allora?"
"Si metta questa pomata. Ed è anche probabile che gli sfoghi le verranno anche in altre parti del corpo."
Ma dai che palle. Vado subito in farmacia. Cerco di dimenticarmi completamente delle mie sindromi e del mio rigetto per le medicine di ogni tipo.
Anche se appena entro vedo tutte le scatolette, bambini urlanti, vecchie che si misurano la pressione e di nuovo racconti di varie malattie e olè ecco ancora le mille malattie addosso. Devo solo prendere una cazzo di pomata. Ce la posso fare. Entra uno che è caduto lì vicino e tiene il braccio in un modo strano. Il farmacista dice che forse è rotto e che deve andare al pronto soccorso. Io sudo freddo nella coda e mi sento male al braccio. Devo solo prendere una pomata per la mia dermatite da stress, non è così complicato.
Il tipo non se ne vuole andare che sta per svenire e si siede nei divanetti accanto alla vecchie con la macchina della pressione che infarciscono il tutto con i loro resoconti medici. Devo solo prendere una pomata.
Arrivo alla cassa e sono stremata. Il farmacista mi dice: "si sente bene?"
"Si. Voglio solo una pomata."
Lui mi guarda in silenzio.
Io grido: "una cazzo di pomata!"
Lui sempre in silenzio.
Io: "me la da o no la mia pomata? Non sono malata! Ho solo una dermatite da stress!"
Lui: "magari se mi dice che pomata vuole gliela vado anche a prendere."
Cazzo hai anche ragione. Gli do il biglietto del dottore, ormai consumato perchè lo stringevo nella mano bagnata di sudore. Prende la pomata. 18 euri. Sti cazzi. Per una dermatite?
Ma chi se ne frega devo uscire. C'è un odore strano. Pago.
E lui: "sicura che stai bene?"
Neanche gli rispondo che per fortuna sono fuori.
Una vera e propria crisi. Forse dovrei raccontare al mio dottore i miei problemi di ipocondria e le mie sindromi piuttosto che fargli vedere la mia cazzo di dermatite.
Arrivo a casa e mi metto la pomata. Puzza come una gomma bruciata, costa 18 euri ed è pure giallo appiccicoso.
Speriamo almeno faccia qualcosa.
Il dottore aveva detto: "torni se non passa che le prescrivo un'altra pomata."
Piuttosto vado in putrefazione.

MA PROPRIO AL BAR MAGENTA?

Ieri pomeriggio Vanza mi telefona e mi dice: Stasera vieni al bar Magenta che ti devo far conoscere una persona.
E chi?
Vieni e basta.
Allora, apro il discorso e lo chiudo subito. Io odio il bar Magenta. Tra tutti i bar e affini di Milano quello proprio non lo sopporto. Ogni volta che ci sono andata ho sempre fatto brutti incontri. Non riesco mai a prendere da mangiare quello che voglio, mi rifilano sempre il posto peggiore, sempre o dentro con 50 gradi o fuori sul marciapede sull'angolo. Giusto per dire che mi puzza un sacco che il Vanza abbia scelto quel posto perchè anche lui non lo sopporta.
Così prendo la metropolitana e alle 7 sono a Cadorna. Mi avvicino al bar molto lentamente per cercare di vedere il Vanza senza che lui mi veda, così capisco subito con chi è. Perchè a me una cosa del genere non la puoi dire. Non sono fatta per queste sorprese. E sono troppo curiosa. Ho pensato a tutte le alternative, vari amici che voglio o non voglio rivedere, vecchie conoscenze, ex ragazzi, gente dell'università, parenti.
E invece.
Arrivo e non lo vedo perchè ovviamente mi vede prima lui. E indovinate con chi è?
Super bionda seduta al suo tavolino. Oddio sono sconvolta. E che è sta storia?
Allora Vanzetti si prodiga nelle presentazioni. Lei è Luisa. Ciao Luisa. E adesso?
Vanza intavola subito discorsoni generici come suo solito. Giusto così per non stare in silenzio e per non dire quello che vuole veramente dire. Meno male che Luca sa veramente mettere le persone a proprio agio.
Poi Luisa si alza perchè vede delle sue amiche. Olè finalmente.
Ah Ah allora Vanzetti è la tua ragazza quella?
Si.
Oddio che dolcezza. Quasi mi commuovo per come l'ha detto. Ma ormai sono una zitella petulante e lagnosa e mi commuoverei per tutto. Poi mi dice subito: "non cominciare con le tue solite battutine e robe del genere"
Io? Battutine? Sulle ragazze del Vanza? Ma quando mai?
"Si si le tue battutine e i tuoi vari ohhhhh ma che carini o versetti del genere. Capito?"
E vabbè stai calmo. Poverino, è stragitato. Neanche fossi sua madre.
Vorrei sommergerlo di domande ma lei torna.
E il tutto va avanti in tranquillità. Cosa fai? Dove abiti? Cosa studi? Lavori? Solite cose insomma.
Ci salutiamo. Faccio intendere al Vanza che urge un consulto privato. E lui fa segno di telefonare.
Poi se ne vanno sulla macchina di lui. E io mi lascio pure scappare un "che cariiiiiini". Però non mi ha sentito nessuno.
Allora. Lei è simpatica e molto divertente. E' pure molto carina, secondo me. Il Vanzetti troppo intenerito.
A notte inoltrata il Vanza mi telefona. Che cazzo va bene che dobbiamo parlare ma alle 3 starei anche dormendo. Vabbè, non ha proprio testa per queste cose sto ragazzo.
Scopro che si vedono da due settimane. Cioè, due settimane??? E io non ne sapevo niente???? Che poi per lui di questi tempi è un vero record. Gli dico cosa ne penso e discussioni varie.
Ma che felicità. Però qua o se ne vanno o si accoppiano tutti. Adesso gli unici un pò alla deriva siamo io e l'americano.
Lui per scelta consapevole io un pò meno.

mercoledì, maggio 17, 2006

VANZA CHIAMA LA CITAZIONE RISPONDE 9

La citazione di questa volta è tutta italiana. Italiana e contemporanea. Genna è e resta uno dei miei scrittori preferiti. Ma lo dico di tutti quelli che cito.
Il pezzo qui sotto è tratto da un libro magistrale. Scritto impeccabilmente. Una struttura linguistica da far paura. Una storia ben condotta che ti porta inesorabilmente a fare una serie di riflessioni.
Il pezzo qui sotto potrebbe essere definito l'inno del nichilismo. Reale e crudo. Spietato e meschino nella sua verità. Per chi non lo dovesse comprendere a fondo, consiglio il libro che regala personaggi e riflessioni ben più ampie di questa. E' un thriller questo libro, una strada che si snoda nel nostro paese, per arrivare in Europa e in tutto il mondo. Per arrivare fino al nostro corpo. Perche in fondo siamo solo quello. Corpi, carne fresca.

A fondo, scavando, altro non c'è che vuoto.
Si penetra per abissi rocciosi, per divaricazioni laviche, per pozzi artesiani, per giungere al proprio fondo, e ci si rende conto che, sotto, c'è il vuoto. Questo è un mondo fatto a nido d'ape. Siamo fatti a nido d'ape. Camminiamo su un immenso vuoto. Si inganna il tempo, si seleziona chi ha le palle per sopportare una verità insopportabile. Si uccide. Si scambia. E' un termitaio. Gli uomini sono cavallette voracissime e letali. Chi li guida ha fede nel vuoto. Non sente la colpa. La colpa non c'è. Prima o dopo c'è questo: il vuoto. I cinesi contano cinque punti cardinali: nord, sud, est, ovest - e il centro. I cinesi dicono: il centro è vuoto. [...] La verità è vuoto. Chi non lo capisce è un idiota. Questo è un pianeta popolato di idioti. Insetti fragili e voracissimi che fremono intorno a quattro buchi, mangiano, cacano, producono, consumano. Attendono la fine del tempo. Si credono liberi di andare da qui a lì. Invocano diritti. Sono percorsi dalle idee, come marionette attraversate da scosse elettriche, e ancora credono di avere idee.
Non sanno nulla del Grande Gioco.
Non immaginano nulla delle reti, dei contolli.
-G. Genna- [Non Toccare La Pelle Del Drago]


Nota a margine: arriverà Calvino, giuro che arriverà. Devo solo trovare il tempo di leggere bene, interiorizzare e capire se è necassario citarlo oppure no. La sfida tra Itali resta comunque una partita sempre aperta.

martedì, maggio 16, 2006

COMUNICATO DAL CAPO 3

Ora che San Carlino da lamentolandia se n'è andato è tempo di impartire nuove regole.
1. abbiamo deciso che il letto del nuovo inglese resta libero e che finalmente riavrò la gioia di possedere una stanza singola. Quindi nessuno e ripeto nessuno deve dormire in quel letto a parte me.
2. la mia stanza diventa a tutti gli effetti una stanza singola e va considerata come tale. Prego quindi gli eventuali cospiratori e compagnoni di non farsi venire in mente frasi del tipo: "vieni a stare un pò da me, tanto c'è un letto in più!"
3. fate finta che il letto non esiste. Autoconvincetevi che non esiste. Ripetete per dieci volte al giorno: "il letto non esiste, il letto non esiste, il letto non esiste..." Se poi volete anche ripetere "l'architetto è il mio coinquilino preferito, l'architetto è il mio coinquilino preferito, l'architetto è il mio coinquilino preferito..." io di certo non mi offendo
4. non si tocca e ripeto non si tocca la valigia con la restante roba di Carlo apposta sotto al letto che non esiste e che non è libero. Non toglietemi la gioia di rivedere il mio armadio in uno stato decente.
5. non voglio sentire lamentele sul perchè o per come, io, nuovo poprietario della stanza singola, abbia tolto quell'orribile poster dei Joy Division. La stanza è mia e anche il muro di conseguenza.
6. per chi se lo fosse scordato, non c'è nessun letto disponibile. Il letto non esiste.
7. prendo possesso della bici di Carlo, lasciatami dal legittimo proprietario. Ciò non vuol dire che perchè io vado al lavoro in bici, voi, possiate usare la mia macchina. La macchina non si tocca! Stesso pensiero relativo al letto: "la macchina non esiste, la macchina non esiste, la macchina non esiste..."
8. anche questo, prego, ripetere dieci volte al giorno
9. il letto non esite, la macchina non esiste e Paolo è il mio coinquilino preferito
10. se poi fosse possibile che Vanza limitasse le sue scorribande notturne nel mio soggiorno a una volta alla settimana, preferibilmente di sabato non sarebbe male.

Ecco basta. Sarebbe gradito anche un pò più di simpatia portami via nei confronti della mia ragazza. Anche qui non è difficile: "Mara è simpatica, Mara è simpatica, Mara è simpatica..." sempre dieci volte al giorno.
Grazie a tutti.
Il vero capo della casa, l'architetto Paolo.

LA RIUNIONE

Domenica ore 20:00
riunione nel soggiorno. Presenti: i 4 coinquilini + Manuelito
odg: che cazzo facciamo adesso?
La situazione è delirante. Abbiamo un milione di problemi pratici da risolvere.
Carlo è partito sabato. Ora siamo in quattro e dobbiamo risolvere tutto tra di noi.
Sara propone di trovare un altro coinquilino. Avrebbe già anche una sua amica che cerca casa a Milano.
Paolo, da buona persona adulta e pratica, fa subito presente il problema della stanza doppia da dividere con lui. Tye dice che si potrebbe spostare lui nella stanza di Paolo, se l'amica di Sara è disposta a dormire nella scatola con buco in cui dorme Tye ( per chi non lo sa, trattasi di vecchio sgabuzzino fortunatamente rettagolare in cui è presente solo un letto e alcune mensole). Poi Paolo si alza, sfodera le sue più grandi doti da vero leader e dice: Siamo sicuri che vogliamo un altro coinquilino?
Siamo tutti coscienti di quanta fortuna abbiamo. Conosciamo storie disastrose di coabitazione. Noi andiamo tutti più o meno d'accordo. Ormai sono tre anni che viviamo così, abbiamo quotidianità e ritmi assodati che ci fanno vivere più o meno in pace.
Sara: si ma se non cerchiamo un altro coinquilino cosa facciamo?
Paolo: dividiamoci l'affitto di Carlo
.........silenzio............
Il mio pensiero è stato come quello di Paolo, di non togliere a Carlo il posto da casa sua. Penso che se cambiasse idea e tornasse indietro dovrebbe avere sempre il suo letto libero. So che anche gli altri la pensano un pò come me. Il problema è che vorremmo veramente farla questa cosa ma non sappiamo ancora se ce la faremo. L'affitto non è altissimo per persona e diviso quattro non è tanto a testa. Lavoriamo tutti, non costantemente però.
Paolo dice che pagherà di più lui perchè è l'unico che lavora seriamente e che riceve uno stipendio fisso mensile, per quanto minimo. E poi il vantaggio andrebbe a lui perchè si terrà la stanza singola.
All'inizio eravamo in quattro, senza Tye. Ce la facevamo anche prima. Certo non sarà semplice, sicuramente si dovrà rinunciare a qualcosa ma per Carlo lo facciamo tutti. Veramente la riunione è andata avanti fino a mezzanotte, ognuno ha pensato bene di farsi i propri conti prima di dire si. Sara sembrava l'unica non proprio convinta. Vuoi per la sua amica, vuoi perchè era quella meno affezzionata alla presenza di Carlo in casa.Così abbiamo deciso di accettare la proposta di Paolo ma di farlo per due mesi. Insomma due mesi di prova, poi si vedrà. Se le spese aumentano troppo e lo stipendio diminuisce, o Carlo torna o troveremo un altro coinquilino.
Inutile dire quale delle due opzioni vorrei io.
Insomma torneremo ai vecchi tempi, prima di lavorare quanto facciamo adesso, quando rubavamo la carta igenica nei bagni dell'università o spegnevamo la luce dopo le 10 e tutto era illuminato solo dalla lava lamp, quando Paolo andava a casa della mamma a fare la spesa dal suo frigo e la sua tata filippina preparava piatti pronti e preconfezionati, quando si azionava la lavatrice con il contagocce e si stiravano un terzo dei vestiti.
Magari non proprio così. Almeno spero. Buona fortuna a tutti.

sabato, maggio 13, 2006

VANZA CHIAMA LA CITAZIONE RISPONDE 8

Allora ci ho pensato un bel pò.La metto, non la metto, lo faccio non lo faccio. E poi vabbè si vaffanculo lo faccio.
Ecco allora la citazione della partenza. Non ultima, si intende. E poi ho pensato a tutti i libri. Ai libri che parlano di viaggi, del riscoprire se stessi o trovarsi per la prima volta, dell'affrontare la vera vita. Un viaggio per se stessi. Mi vengono in mente tanti libri. Siddharta non oso più citarlo, mai vorrei essere di nuovo associato ad un uomo new age. E ovviamente ho pensato a lui. Lui e tutti i suoi amici che mi vengono incontro in ogni momento. Lui, i suoi amici e i suoi figli o eredi o chiamateli come vi pare. Il libro dei viaggi, anzi del viaggio. Lui, jack. Poi penso che a Carlo questo libro non piace e penso che me ne posso anche allegramente strafregare. Carlo viaggia, Jack viaggia, Allen viaggia. Leggere dell'ansia di non poter più stare fermo nello stesso posto, trovare una morale, un valore. E come dice sempre il grande Diego: "Luca se tu ti sei perso, io sono più perso di te".

"Lui e io vedemmo ad un tratto l'intero paese come un'ostrica che potevamo aprire; e la perla c'era, la perla c'era"
-J. Kerouac- [on the road]
Nota a margine: sia chiaro che partire non equivale a scappare come ha scritto Carlo. Scappo più io che sto qui fermo che lui che se ne va perchè vede cose che non gli piacciono. Ma era chiaro, no?

LA VEGLIA FUNEBRE

Commenti su quella che è stata definita la veglia funebre di un non morto?
Nessuno! Meglio evitare di sprecare anche solo una parola sull'atteggiamento di certa gente. Però posso dire che: primo: non so neanche chi siete, secondo: chi vi ha chiesto niente e terzo: non so come ve lo ficcherete nella testolina ma non è morto nessuno!!!
Più o meno le stesse scene che si vedono a casa dei miei a Natale o giorni limitrofi. Parenti che spuntano da chissà dove e che si prodigano per conoscere la tua vita e poi ti mollano in mano un pacchettino delicatamente confezionato dalla commessa e la loro testa grida soltanto: "fortuna che è femmina così ce la caviamo sempre con un profumo!"
Rende l'idea?
Fortuna che siamo gente giovane e si può abusare di alcol così almeno ti stordisci e ti lasciano in pace senza chiederti continuamente come stai e farti aprire il cellulare perchè ti devi assolutamente segnare il mio numero. Chiama se hai bisogno. Capito?
Ma chi devo chiamare se non mi ricordo neanche come cazzo fai di nome???? Alla fine ho segnato: 2 boh, un marco forse andrea e una mamma di moira orfei. Vabbè l'ultima è pura creatività da sbronza. Però la riflessione è che in una sola serata ho raccattato 4 numeri di voci amiche che posso chiamare quando voglio per sentirmi meglio. Salvo poi ricordarmi, in ordine:
1. che odio il telefono
2. che non so chi siete
3. che sicuramente mi risponderete, Giulia chi? E dopo che io vi avrò detto: la vedova affranta del non morto, voi direte: Ahhhhhhhh, ma come stai?
Gudicate voi stessi la situazione. Male sto male ma non sono ancora arrivata al punto da dover chiamare la mamma di Moira Orfei.

venerdì, maggio 12, 2006

DON'T WORRY

Si, siamo tutti distrutti.
No, non ci lamenteremo.
Si, la mia vita va avanti.
No, non è morto nessuno.
Si, Carlo parte.
No, non lo so quando torna.
No, non è solo una vacanza.
No, nessuno va con lui.
E si, lo ripeto, non si fosse capito, non è mica morto.

Per tutte le persone che mi guardano o mi parlano come fossi la vedova affranta della situazione. Cerchiamo di prendere la situazione nel miglior modo possible. Cerchiamo di essere felici. Cerchiamo di capire. Alla fine magari è meglio così.

E soprattutto per mia madre che continua a chiamarmi e a chiedermi: come stai Giulia? Quando non gliene frega proprio un cazzo. E comunque, per fortuna o sfortuna, non conosce neanche l'esistenza di questo blog. Un grido lanciato nell'aria. Giuro che se sento ancora quel tono da Santa Maria Goretti, non rispondo delle mie azioni. Che palle, questi genitori che non hanno la minima idea di chi tu sia!

Rileggo e dico: scusate l'acidità, spero di non essere fraintesa.

Ultima piccola osservazione: ma lo dovevate proprio dire a Matteo dell'esistenza di questo blog?! Checazzo ragazzi. Ti avverto subito, cuggggino, vedi di stare attento a quello che scrivi perchè abbiamo già Vanza che spara stronzate.

lunedì, maggio 08, 2006

H2ODIO

Sei tu il sopravvissuto?
Questo film utilizza un metodo di distribuzione diverso rispetto agli altri. Un processo al contrario. Prima il dvd in edicola, poi, forse, le sale cinematografiche. In un periodo come questo in cui si sente solo gente che si lamenta perchè le persone non vanno più al cinema è una grande idea. Una presa di posizione verso il mercato culturale. Non mi lamento ma agisco.
Vale la pena spendere 12.90 euro in edicola per comprarsi questo film? Per guardare un'ora e mezza di angoscia?
Ci sono queste cinque ragazze che decidono di andare su un'isola per digiunare per una settimana. Purificare il corpo. E lo purificheranno, loro malgrado, fino allo stremo.
La cura per la luce che viene usata e per i colori è cosa rara negli ultimi film italiani che ho visto. Ma qui ce n'è parecchia. Un gusto personale quello di adorare le scene in cui ai colori chiari e dissolti viene associato un elemento rosso in rilievo. La maggior parte delle volte sangue ma non necessariamente.
La scena del sogno evocativo del suicidio della madre è una delle scene più forti che abbia visto ultimamente. Una potenza assurda. Tanto da farti restare senza fiato per due secondi e pregare perchè ce ne sia un’ altra così nel film. Non c'è, però solo quella scena vale il film.
Poi il bosco. Come viene ripreso. Nessuno dai tempi di Twin Picks può riprendere alberi e boschi senza subire un necessario paragone con Lynch. Il mio incubo infantile. Ancora adesso ho grossi problemi con i boschi e con le colline. Ma purtroppo l'angoscia di Lynch, quella che ti faceva cagare sotto dalla paura con soli due secondi d’ inquadratura alle foglie, qui non c'è. O meglio, non c'è totalmente. Diciamo un tentativo, forse non troppo approfondito. Manca un pò il senso di isolamento ed estraniamento. Che invece è evocato benissimo dagli sguardi della protagonista.
E poi l'acqua. Acqua per purificarsi, per riemergere e riappropriarsi della parte preponderante del nostro corpo e del nostro mondo. Anche qui però si sente quasi la mancanza di qualcosa. Diciamo che mi è piaciuto come viene curata la parte sulle protagoniste un pò meno quella sugli ambienti e gli elementi che le circondano.
Le immagini, i volti, gli scatti, i gesti evocano emozioni. Non sempre espresse con le parole. Ed è qui la sua potenza. Non serve parlare per dire cosa si odia. Non serve descrivere di cosa si ha paura. Basta uno sguardo, un movimento, un'inquadratura giusta e non è da tutti avere questa potenza visiva.
Immagini, colori e sensazioni che ti restano addosso come quando esci da una grande mostra.
L'occhiolino alla trama incasinata e al cinema onirico c'è e si vede. Direi un occhiolino un pò storto perchè non sempre ci riesce. Lo si stroncherà. Lo stroncheranno sicuramente. Per la trama non sempre ben scritta, per la fotografia troppo patinata, per il non riuscire a catalogarlo in un genere preciso, perchè non è un horror ma il sangue scorre a fiumi. Lo stroncheranno i piccoli critici o i nuovi grandi improvvisati critici della rete, che urleranno: la storia, la storia! Non lo stroncherà la grossa stampa che ha tutto il vantaggio per elogiarlo. Lo stroncheranno perchè non è definito, perchè ti strizza l'occhio continuamente, perchè ti chiama e ti dice: ehi hai visto che gran cazzo di scena ho girato? Perchè diranno che è un film che vuole essere d'autore ma che non ci riesce. Per il montaggio convulso da mal di mare, per la distorsione delle immagini, a detta del grande intellettuale, troppo semplicistiche e banali, per le evocazioni psicologiche che l'acqua e la terra richiamano. Per il titolo che sembra un giochetto di parole stupido. Diranno che il regista ha un ego smisurato che si fa ombra in tutto il film, anche se lo scopo dichiarato è quello di cancellare la propria ombra. Diranno che ha girato troppi video clip e che l'eredità si sente.Io dico che potrebbero anche aver ragione ma al regista il talento visivo non manca. A molti non piacerà, perchè non è ben definito. Però a me piace proprio la sua non definizione nella trama. Non lo voglio il solito film che parla di lei, di lui, di lei ancora, di nuovo lui e chi altro. Che inizia e finisce allo stesso modo, che usa le parole. Che struttura i dialoghi alla grande, la sceneggiatura compatta e definita. Voglio le immagini che evocano, la luce curata, voglio immaginare l'emozione non ascoltare la sua descizione. Non si fosse capito tra parole e immagini nel cinema, io scelgo l'immagine. La trama, per quanto mi riguarda, potrebbe anche non esistere.

domenica, maggio 07, 2006

SONO COME ALLE ELEMENTARI

Concerto dei Linea 77. Non li ho mai ascoltati molto e neanche mi piacevano poi così tanto. Poi è uscito il nuovo disco. Comprato e ascoltato un’infinità di volte. Musica che non ti basta mai e allora giù a riscoprire tutti gli altri dischi. Li ho da tanto tempo, dal primo disco. Dischi che prima li ascoltavo con indifferenza, dicendo, si ma forse anche no. E ora invece mi sembra che non potrei ascoltare altro. C’è stato un periodo, più o meno un paio di mesi fa, che non riuscivo a fare meno di ascoltarli appena sveglia. Più che altro prima di uscire, quando dovevo andare a lezione alle 9.30. Mentre mi vestivo, mi lavavo i denti, mangiavo di corsa. Lo stereo che spara la loro musica giorno dopo giorno e dopo una settimana non ne puoi più fare a meno e ti chiedi come hai potuto starne senza fino ad ora. E soprattutto ti chiedi come mai prima li guardavi con indifferenza. Non era il momento giusto. E ora le grida e la loro musica sembra importantissima. Intendiamoci. Non ascolto Linea 77 dalla mattina alla sera.
Sabato sera hanno suonato a Seregno. Praticamente dietro a casa dei miei genitori o giù di lì. Da zero concerti e ascolto indifferente sono passata a due concerti in due settimane e ascolto costante per un lungo periodo.
A questo concerto ci voglio proprio andare e ho anche voglia. Così passo il pomeriggio a casa e poi verso sera vado a casa dei miei. In questo ultimo periodo torno molto spesso a casa dei miei genitori e mi sembra stranissimo. Prima lesinavo le visite. Il secondo anno non li ho visti per più di tre mesi. Ora invece sono spesso da loro, pranzi, cene, visitine (come le chiama mia madre) e saluti vari. Spero non sia un cattivo segno anche se un po’ mi preoccupa.
Comunque dopo cena sono pronta per il concerto. Prendo possesso della vespa di mio padre e mi dirigo al palazzetto. Sono da sola ma so già che troverò un sacco di gente che conosco. Vecchie conoscenze che non hanno nulla a che fare con la casa e con i coinquilini. Non proprio perché tutti conoscono sia Carlo che Vanza. Arrivo, lego la vespa in un posto un po’ nascosto e vado all’ingresso. Ci sono proprio tutti.” Oh Giulia come stai? Ma cosa ci fai qui? Carlo dov’è?…” Vedo gente che non vedo da minimo 10 anni, alcuni non li riconosco neanche. Tutti mi riconoscono quindi presumo che dalle elementari non sia cambiata così tanto. Quanto sono felice di questa serata. Queste sono le cose che mi mancano del posto in cui sono nata e che inevitabilmente a Milano non posso avere. Le due sezioni della scuola elementare, per cui o sei A o sei B, tempo pieno e tempo prolungato. Classi da massimo 20 persone, tutti i bambini riuniti in due classi. Tre classi alle medie, perché venivano anche da fuori. L’unico parchetto in cui si andava a giocare. La casa di mia nonna dietro alla mia, le zie di mia madre che sanno tutto di tutti. Un sacco di altre cose che sono comuni a chiunque sia cresciuto in un piccolo paese.
Il concerto è bello ma alla fine un po’ mi rendo conto che è solo il pretesto per stare con queste persone. Fossero venuti i Gemelli Diversi a Seregno e avessi avuto la consapevolezza che la stessa gente di sabato c’era, ci sarei andata lo stesso. Sono solo incontri con una buona colonna sonora. Ma non è la musica quella che conta davvero in questa serata.
Finito il concerto andiamo al parchetto e dopo varie promesse di incontro “Vieni più spesso. Veniamo sicuramente a Milano. Lascia l’indirizzo. Il numero di telefono…”vedo con piacere che molte cose non sono cambiate e che sono una sicurezza.
Vanza è sempre considerato da tutti come il teppista del paese. Nonché l’indiscusso re della pirlaggine e di qualsiasi guaio combinato. Dopo mezzanotte si può allegramente camminare per strada senza incontrare anima viva per ore. La Sara e Luca stanno ancora insieme. Mirko è sempre quel gran figo che era alle elementari e la Gloria è sempre la stronza che era alle elementari.
Tornerò più spesso con più gioia e meno senso di imposizione, senza dover sempre pensare che sia un obbligo, ma solo un piacere. Anzi, è stato un piacere avervi rivisto, a tutti quanti.

venerdì, maggio 05, 2006

I PICIORLI

Questa mattina sono andata alla laurea di un mio vecchio compagno di università. A parte la tristezza provata nel rivedere tutti i miei vecchi compagni, che ora proseguono tutti felici la laurea specialistica nella stessa facoltà, devo dire che è stato piacevole ritornare dove ho passato tre anni. Mi dispiace aver cambiato università per il biennio ma non ho avuto molta scelta. Tutti i miei compagni invece sono rimasti fedeli alla vecchia facoltà, tranne uno. Il più antipatico e ottuso che ovviamente è finito con me nel calderone delle lauree specialistiche della Statale. Non avrei mai pensato di dirlo ma in fondo la Bicocca mi manca.
Comunque, finita la proclamazione e menate varie, raggiungo casa dei miei. Che è a più o meno 30 minuti dall'università. In motorino con condizioni metereologiche moooooooolto variabili.
Arrivata a casa, mia madre mi dice che c'è una novità. Io penso subito all'ennesimo regalo inutile e invece è qualcosa di ancora più sconcertante. I miei genitori allevano 4 pulcini.
Nella vecchia casa di mia nonna, è rimasto un pollaio con poche galline, ormai vecchie, un gallo, che è rinchiuso in una sezione a parte, perchè le assaliva tutte a turno e un albero di albicocche nel mezzo. Ora, pare che il maniaco sia riuscito ad uscire dalla sua cella e abbia impapocchiato tutte le povere gallinelle che hanno prodotto uova come loro solito ma una ha anche deciso di covarne un pò. Fin qui niente di strano se non fosse che la povera gallinella, di anni 12, ha tirato le quoia un giorno dopo la nascita dei suoi figlioli. Dopo aver constatato il decesso, la mia famiglia si è fatta prendere dal panico per l'aviaria e ha portato il cadavere della gallina, i quattro pulcini e il maniaco dal veterinario. Dopo accurati accertamenti e autopsia sulla gallina, che a detta di mio padre con tono scocciato sono durati tutto il giorno, il medico ha constatato che la povera chioccia non è morta per via dell'aviaria ma per un banale infarto. Infarto??? Ebbene si, il medico ha detto che la gallina non era vecchia ma vecchissima e si chiede come abbia resistito così tanto.
Fatto sta che ora restano questi quattro poveri orfanelli. Le altre galline, vecchie tanto quanto la prima, non ne vogliono sapere di loro. In cinque secondi di convivenza gli hanno beccati e massacrati a suon di urla. Gelose isteriche che non sono altro! Con il padre maniaco non possono certo stare. Allora i miei hanno pensato bene di sistemarli in casa loro. Dentro uno scatolone provvisto di: scatola per il mangime, acqua, finta gallina ricoperta di lana sotto alla quale possono ficcarsi anche di notte. La costruzione della finta gallina ha richiesto ore di lavoro e una sinergia tra zie e cugini vari. I miei nuovi quattro fratelli adorano mio fratello. Si fanno toccare, accarezzare, prendere sulle mani. A me appena mi hanno visto e ho avvicinato la mia manina per toccarli hanno riservato solo un fuggi fuggi generale e grida da assatanati.
Comunque sono carini e presto, quando riusciranno a capire come ficcarsi da soli sotto la finta gallina per riscaldarsi di notte, torneranno nel pollaio. Ovviamente separati dal maniaco papà e dalle isteriche zie. I quattro sono stati soprannominati piciorli, perchè le mie due sorelline adottive, cioè due bambine a cui mia madre fa da tata da circa sei anni, appena li hanno visti hanno cominciato a chiamarli piciorli. Scontato che anche in questa storia la cattiva sono io.
"Ma non ti possono proprio vedere"-mio padre
"A te non ti vogliono"-una delle due bambine
"Gli stai proprio antipatica"-mio fratello
Ho deciso che fino a quando non saranno tornati a casa loro io non tornerò a casa mia.
Ma tu guarda se devo essere gelosa e in rivalità con quattro piciorli come quelli!
ps: nella foto, ovviamente sono nelle mani di mio fratello. Io non sarei mai riuscita a tenerli in quel modo.

giovedì, maggio 04, 2006

IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA

Mi sono alzata ed ecco quello che ho trovato appeso al frigo. Bè direi che come inizio di giornata non c'è male. Ora basta immaginarlo mentre seduto sul divano beve una birra, mangia un buondì alla marmellata, fuma una sigaretta e sbriciola cracker.


Per inciso, ieri, ho consegnato la mia meravigliosa tesina scritta con tanta fatica al mio professore. Dopo averla letta velocemente, l'ha liquidata con un semplice: "troppi avverbi, riscriva!" Quasi non ci potevo credere. La mia carriera scolastica non ha mai subito una cosa del genere. Ora mi tocca riscrivere tutto, che per me che non l'ho mai fatto è ancora più difficile che scrivere dall'inizio.
Ma veramente scrivo così tanti avverbi?

lunedì, maggio 01, 2006

RETROSPETTIVE


Alla fine ce l'ho fatta. Anche se ieri internet remava contro di me, oggi sono riuscita a mettere le foto.
Momento foto ricordo.
Io e Carlo al parchetto vicino a casa nostra. Da notare che Carlo sembra un gigante confronto a me.






Io.
Vanza a un anno. Che carino!
Vanza uomo ragno.
Di nuovo Vanza. Si vede che le foto le abbiamo prese a casa sua?

Io con i capelli neri (finti). Cappuccetto rosso a carnevale. Poi da questo bellissimo costume inspiegabilmente sono passata ad essere un cameriere grasso. O pinguino senza becco.

Questa la lascio alla fine perchè fa veramente ridere. Me l'ha spedita mio padre questa mattina. Forse non avevo ancora un anno. Carlo è nato a maggio, io ad agosto quindi lui è poco più grande di me. Da notare; la stessa orribile pettinatura, il mio vestitino da piccola principessa (odioso), la testa enorme di Carlo. Meno male che con il tempo ha subito un inspiegabile fenomeno di sgonfiamento. Soprannome di Carlo da piccolo: "il bogione".

IL PRANZO DEI VERI LAVORATORI

Oggi io e Carlo siamo andati a mangiare a casa di Vanza. La sua mamma cucina veramente bene e un po’ è quasi tradizione andare a mangiare a casa sua il primo maggio. Così abbiamo mangiato alla grande. Lasagne, arrosto con patate al forno, torta al cioccolato…Il pranzo è veramente piacevole, mi sembra pure di avere 10 anni di meno. Fino a quando al momento del caffè arrivano i miei genitori e soprattutto mia madre. Che non aspettava occasione migliore per beccare me e Carlo insieme e farci la solita predicozza di mezzora su come conduciamo la nostra vita. Tre anni che ripete le stesse cose. Poi arrivano anche i genitori di Carlo e sua madre ripete le stesse cose della mia. Ma si sono messe d’accordo? Sicuramente si. Fortuna che la mamma del Vanza non interviene e resta in disparte mentre serve il caffè e taglia la torta. Vorrei tanto rivangare a mia madre la storia della doccia e di quanto lei è sempre disattenta su quello che mi riguarda ma sto zitta e incasso la predica. Che poi ogni tanto non ci fa neanche male. Soprattutto a Carlo. Che si sente ripetere per parecchie volte di stabilizzare la sua vita, di finire l’università, di trovarsi un lavoro stabile…Tutte cose estremamente facili, secondo loro, se hai 23 anni.
Ci vogliono adulti quando ancora non lo possiamo essere. Vogliono che visto che viviamo da soli cresciamo prima del tempo. Quando io passerei le mie giornate a guardare i cartoni animati e mangiare schifezze non possono certo aspettarsi che sia una persona così adulta come vogliono loro. Che poi se la vogliamo dire tutta, mi sembra già di essere ben più matura di certa gente della mia età. Studio, lavoro, vivo senza di loro, so occuparmi di me stessa, non sempre alla grande però un minimo ce la faccio. Cosa vogliono di più? Magari è solo perché non possono controllarmi come facevano prima. Ma tanto è stata in parte per colpa loro che ho deciso di andarmene di casa il primo anno di università. Perché se non mi avessero lasciata da sola a 19 anni per quattro mesi per poi tornare repentinamente nello stesso modo in cui se n’erano andati, forse l’idea di vivere da sola non mi sarebbe venuta così forte in testa.
Ma comunque sono le solite storie mentali che tanto piacciono a mia madre.
Ritorno a bomba sul vero significato di questo post.
Io, Carlo e Vanza ci conosciamo da quando eravamo piccoli e visto che lui ha tirato in ballo la storia di voler pubblicare una mia foto che riguarda una delle pagine più brutte della mia infanzia, abbiamo deciso di pubblicare delle foto di noi da piccoli. Innocenti bambini brianzoli che vivono felici. Mica tanto però dai in fondo fino ad ora abbiamo avuto tutti e tre una buonissima vita. Poteva andarci veramente peggio. Lottiamo solo contro cose che se le guardi da un'altra prospettiva sono banali.
Vi lascio quindi al post successivo pieno di foto.