5coinquilini

lunedì, febbraio 27, 2006

HAI PAURA DEL COMPONIBILE

Domenica è tempo di bilanci.
Se poi devi anche riprenderti da una notte passata a Torino e devi montare un bagno che mai avresti pensato di comprare, allora è davvero tempo di bilanci.
Con gli occhi che non riescono ad aprirsi più di 1 centimetro cerco di mangiare qualcosa per riprendermi il più possibile ma ogni tentativo sembra inutile, allora mi arrendo ancora prima di aver cominciato.
Mai mi sarei immaginata di dover discutere con Carlo del colore delle maniglie del bagno. Se ripenso a quando avevamo 10 anni, a quando ne avevamo 15, a quando per la prima volta abbiamo parlato di vivere insieme, mai mi sarei aspettata di fare un discorso del genere con tutta la serietà che ci abbiamo messo. Sa di definitivo questa giornata, questa domenica di sole a Milano, questo pranzo alle 4 di pomeriggio. E poi domande. Tra due anni, dove saremo? Dove sarà il bagno che abbiamo comprato tutti insieme? Dove saremo tutti noi? In quale casa andrà?E' il primo vero acquisto che facciamo tutti insieme. I mobili sono mattoni definitivi, solidi che ti trascini dietro e se sono di altri non ci fai caso ma quando sono tuoi è tutto diverso. E' stabile. Carlo per queste cose va in paranoia al solo pensiero. Io ci metto un pò prima di realizzare. Bagno vecchio smontato e restituito al legittimo proprietario e mobili nuovi montati e prontamente in uso. Saranno solo paranoie? In fondo sono solo pezzi di legno bianco e specchi rettangolari. Ma a 23 anni sanno di maturità ed ora quando entro in bagno provo un pò di angoscia. Più o meno la stessa angoscia che provavo un anno dopo essere venuta a vivere in questa casa. La consapevolezza che non sarei più riuscita a tornare indietro. A vivere ancora con i miei, ad essere ancora protetta. Non ce la farei mai e questo a volte mi dispiace. Mi dà un senso di insicurezza profondo, di incertezza che non so se riuscirò mai a risolvere.
Ora il bagno risplende nella stanza con il pavimento rosa e la mia angoscia risplende nella mia testa.

sabato, febbraio 25, 2006

DEVI SEMPRE GUARDARTI LE SPALLE

Ieri sera sono andata a cena a casa dei miei genitori. C’erano mamma, papà, quel gran simpaticone di mio fratello e un amico romano di mio padre che ha abitato a casa nostra quando avevo più o meno 15 anni. Praticamente il mio secondo padre.
Era un po’ che non li vedevo tutti insieme e devo dire che ero proprio contenta.
Appena arrivo mia madre comincia a tartassarmi di domande su tutto; l’università, il lavoro, Carlo, gli altri coinquilini, vari ed eventuali ragazzi, la casa, le bollette…
A parte che non capisco proprio il desiderio, ormai pressante, di mia madre si vedermi madre a mia volta e soprattutto superfidanzata con chissà quale bravo ragazzo: “ Perché Giulia ormai hai 23 anni ed è ora che ti trovi qualcuno con cui stare seriamente”. Ma per piacere…che incubo! E non è che perché lei si è sposata con quel pazzo di mio padre a 20 anni e ha avuto il primo figlio a 22 anche io devo fare lo stesso! Eccheccavolo!!!
Ma proprio sembra non capirla. Beh comunque mio padre non ha insistito tanto su questo tasto e di questo lo ringrazio. Ma la sua parte l’ha fatta Umberto, il romano, che voleva accasarmi con tutti i figli dei suoi amici. Ma presentali alle tue figlie!!! Che poi con loro è supergeloso!!! Una vera imboscata insomma.
Durante la cena mio padre mi chiede di Vanza. Si perché lui abita praticamente dietro casa mia e la casa dei genitori di Carlo è nella via dopo. Siamo cresciuti tutti e tre insieme e a mia madre il Vanza non è che gli sia mai piaciuto tanto e per quanto ne so io neanche Carlo.
Pare che il Vanza abbia combinato un casino con una tizia che veniva alle elementari con noi. La classica paolotta che sparla di tutti appena qualcuno non è come lei. Cioè non spende la sua vita tra chiesa e oratorio. Sapete come sono questi cavolo di paesini.
Beh insomma da quello che mi ha raccontato mio padre il Vanza era al supermercato e mentre stava facendo la spesa ha intravisto nella corsia accanto la suddetta ragazza. Poi si è avvicinato furtivamente e gli ha gridato buh da dietro. La poveretta si è messa a gridare e il bambino che aveva nel carrello si è spaventato e ha cominciato a piangere come un pazzo. Lei ha cominciato a gridare contro Vanza e il bambino, poverino, spaventatissimo, un po’ per le grida della madre, un po’ per la presenza del Vanza non la smetteva di strillare. Fino a quando è intervenuta la madre della ragazza, cioè la nonna, che ha portato il bambino fuori dal supermercato per calmarlo.
Ora, il Vanza si è beccato una serie di insulti da tutte le sciure del supermercato per aver spaventato una povera e indifesa mammina. Così è tornato a casa senza neanche aver fatto la spesa. E ora per il paese gira questa storia ingigantita a mille dove sembra che il Vanza manco volesse rapirlo sto povero bambino che lui neanche aveva visto.
Mia madre ovviamente sta dalla parte della ragazza, continuando a ripetere per tutta la cena che Vanza non doveva spaventarla in quel modo. Dio mio, neanche l’avesse accoltellata.
Mio padre, invece, se ne esce con il suo solito sproloquio contro questa gente che non ha niente da fare tutto il giorno e allora si smette a sparlare degli altri, così un po’ gratuitamente. Che poi se non si fosse messa a gridare in quel modo non sarebbe successo niente.
Mio padre dice: “ quella è sempre stata una rompicoglioni, anche da bambina, figuriamoci ora che è pure madre. Due palle di persona!”
Vabbè a me la storia fa soltanto sorridere. Perché il tutto è veramente assurdo. Se io e Carlo eravamo quelli strani che sono andati a vivere addirittura a Milano, per di più insieme essendo solo amici, ora il Vanza è una specie di maniaco spaventa bambini.
Che idiozie!!!
Usciti dall’argomento ci addentriamo nei saluti.
E mia madre mi dice che ha un regalo per me. Mi porta un pacchetto, lo apro e lei mi dice: “ Sono sicura che nella tua cucina starà benissimo!” Ma dai ma per piacere. Che cavolo è sta roba e chi cavolo la appende in cucina. A cosa servirà poi…
Esco da casa mia alle 11 e vado a piedi verso la casa di Vanza, perché non avendo la macchina ed essendo venuta in treno mi dà lui un passaggio per tornare a casa.
Ci fermiamo in un pub a bere qualcosa e gli racconto di quello che mi hanno detto i miei. Lui sempre più esterrefatto per la storia del bambino urlatore, io sempre più incredula che mia madre abbia potuto pensare che sul serio mi possa piacere quella roba in cucina, ed entrambi che cerchiamo di trovare un senso e un’utilità all’oggetto di ceramica.

venerdì, febbraio 24, 2006

BRANDELLI DI CARNE

Quesito
Per un giovedì sera tedioso e assolutamente da passare a casa, causa mancanza estrema di soldi, cosa proponete?
Carlo propone film a ripetizione ma la serata film lo sanno tutti che necessita di una preparazione psicologica accurata e abbastanza lunga.
Sara esce. Tanto paga il suo tipo.
John e Tye escono e come sempre tenteranno di farsi offrire da bere da qualcuno, spacciandosi per turisti, che poi uno vive qui da due anni e l’altro doveva restare una settimana e invece ora ha pure un appartamento tutto suo.
Paolo al quesito risponde saltellando e gridando con dei meravigliosi guanti di lattice rosa (perché stava lavando i piatti): Risiko! Risiko! Risiko! Ri si ko!!!
E io e Carlo acconsentiamo ma già lo sappiamo come andrà a finire la serata.
Pronti, via…
Tabellone? Presente
Obiettivi? Presenti
Carri armati? Presenti
Dadi?…Dadi?
Ah cazzo i dadi in questi giochi mancano sempre e adesso?
Apriamo più o meno tutti i giochi che abbiamo in casa e riusciamo a recuperare solo tre dadi. Lo so che per i puristi del Risiko ne servono sei e che tre sono rossi e tre sono azzurri. Ma noi giochiamo con tre dadi di tre colori diversi, ce piace così!
Il mio obiettivo: distruggere le armate nere.
Cazzo!
È risaputo che in tutte le partite di Risiko le armate nere equivalgono all’architetto Paolo e soprattutto equivalgono a quel ragazzetto che vuole sempre vincere e che pur di farlo venderebbe la sua mammina.
Faccio una faccia un po’ spaventata (consapevole che per l’ennesima volta perderò) e Paolo mi guarda come per dire: “Ah ho capito subito il tuo obiettivo, non ce la farai mai!”
Si comincia. Veramente.
Attacco subito la Cina. Paolo schierato con ben 3 carri armati.
Io attacco con tre e lui subito mi guarda accennando un sorrisetto e dice: “Mi difendo con uno”.
Vuole che io muoia di una morte lenta e dolorosa.
Tiro.3, 4, 2.Eh ma che sfiga!
Tira lui. 6!Ma vaffanc…
Di nuovo con tre. 4, 2, 1. Noooo
Lui. 5! Di nuovo!
Ora posso solo con due. 5, 6. Buono, forse stavolta ce la faccio.
Lui. 6!AHHHHHH!
Ma come cazzo è possibile??!!!??
Per farla breve, tempo un altro paio di tiri come questi e sono stata praticamente spazzata via dal globo.
Ora la sfida è una di quelle epocali, indimenticabili.
Rossi contro neri.
Un duello che annida le sue origini in scontri ideologici arcaici che riassume tutte le dicotomie del mondo e che alla sua conclusione porterà ad un nuovo tramonto o ad una nuova alba.
Vabbè forse non è così apocalittico ma era per rendere l’idea di come quei due si guardano e in che spirito affrontano l’ennesimo scontro.
Per arrivare in fretta alla fine.
Si capisce che a Paolo manca solo la Groenlandia per vincere.
Attacca con tre.
5, 4, 6
Carlo difende con due.
6, 3. Uno a testa.
Attacca con due. 5, 5. Eh ma che culo!!
Carlo difende con due, gli ultimi rimasti. 4, 3. Perso! Fine!
Vittoria all’architetto!!!
E lui volteggia per la casa gridando e gioendo per la sua vittoria.
Carlo lo insegue. Io inseguo i due.
E Paolo cade.
NO! Quando Paolo si fa male è sempre una tragedia greca.
Mini taglietto e lievissima sbucciatura, che si vedeva solo sotto la lampada del soggiorno, sul ginocchio sinistro.
Due ore e dico due di grida e lamentele.
E perché mi brucia e perché mi esce il sangue e portami il cerotto e prendimi il disinfettante…
Poi si aggirava per il corridoio in cui il suo scheletrico e bianchiccio ginocchietto ha toccato le piastrelle gridando: “Brandelli di carne, brandelli di carne, qui giacciono brandelli di carne che non riavrò mai più”.
Carlo giura che in piena notte l’architetto si sia svegliato mugugnando “brandelli di carne” tutto sudato e con occhi sbarrati.

venerdì, febbraio 17, 2006

THE DEEP

Prendi che oggi è il tuo compleanno.
Prendi che tre anni fa quando mi hai risposto al telefono la mia vita è cambiata.
Prendi che non potrei vivere con altre persone se non con voi e con te.
Prendi che sei la persona più adulta che conosco. Che sei il mio esempio più di qualunque altro. Che sei la serietà giusta che a volte vorrei raggiungere.
Prendi che anche se siamo così diversi ci vogliamo bene.
Prendi che anche se non vivremo insieme per sempre saremo legati per sempre.
Prendi che se non ci sei io ti cerco.
Prendi che stamattina avrei voluto dirti auguri ma tu non c’eri, perché lavori. Prendi che tu sei adulto. Ma un adulto vero.
Prendi che quando andiamo a fare la spesa tu hai sempre la moneta per il carrello.
Prendi che quando litigo con mia madre tu mi accompagni sempre da lei per chiederle scusa. E mi aspetti fuori fino a quando non ho risolto tutto.
Prendi che potresti aspettarmi anche all’infinito.
Prendi che quest’estate in casa in tre ci siamo sentiti vicini come non mai.
Prendi che tutti voi siete la mia famiglia. E tu ci sei.
Prendi che nessuno di noi può guardare un film senza sentire la mancanza delle tue imitazioni, fino a chiedertene una.
Prendi che mi hai accompagnato in un sacco di posti in cui non volevi venire. Che lo sapevo anche se tu dicevi che non era vero.
Prendi che prima o poi ognuno di noi andrà per la sua strada ma che saremo sempre tutti insieme in questa casa anche se magari ci sarà altra gente dentro ma noi saremo sempre qui. Come nel finale di un film in cui i protagonisti si ricordano dei loro momenti più belli. E tu in quei momenti ci sei.
Prendi che vorrei avere un fratello come te. E forse ce l’ho.
Prendi che questo è il mio regalo.
Prendi gli auguri più sinceri che mi escono da dentro e prendili adesso più forte che puoi.

E prendi anche la foto del tuo quadro preferito che Frank O’Hara definì come: “una delle immagini più provocatorie dei nostri tempi, un abisso di incanto seducente invaso da una marea d’innocenza”.

sabato, febbraio 11, 2006

FUORI L’AMERICANO, DENTRO IL VEGETARIANO

John è ufficialmente fuori da casa nostra. Non vive più con noi. Ieri mattina ha finito di impacchettare tutta la sua roba ed è andato via. Io sono uscita per andare a lavorare alla mattina e lui stava ancora dormendo sul divano e quando sono tornata non c’era più.
In compenso Paolo aveva organizzato una mega cena a base di cibo vero per festeggiare la riappropriazione totale di tutti gli spazi della casa.
Alla cena hanno partecipato anche Tye e Vanza.
John ora vive in un appartamento non lontano da casa nostra insieme ad altri due ragazzi. Due siciliani, anche loro in trasferta per studio. Non sanno una parola di inglese e parlano con un accento molto forte, per cui non è che si capiscano benissimo tra di loro ma sembra che si stiano abbastanza simpatici. John è uno che si fa apprezzare.
Ora ha una stanza tutta sua e un bagno che deve dividere solo con altre due persone, quindi sembra felicissimo.
Alla cena Paolo ha presentato a tutti la sua nuova ragazza. Mara. Simpatica è simpatica, però un po’ troppo precisina. Carlo ha detto che la cena l’ha voluta preparare tutta lei (e qui possiamo solo ringraziarla, perché erano mesi che mangiavamo soltanto roba surgelata). Ha portato buste della spesa piene di verdure e cose salutari di cui non conoscevamo neanche l’esistenza. Poi appena si è diretta in cucina ha chiesto a Carlo una pentola a pressione. A parte che fare una domanda a Carlo alle tre del pomeriggio, mentre è ancora in semicoma per riprendersi dalla serata precedente, non è proprio possibile ed inoltre figuriamoci se le poteva dare una risposta visto che non sa neanche dove sono i bicchieri e tutte le volte apre milioni di antine per poi bere sempre nelle tazze o direttamente dalla bottiglia. Beh insomma alla fine Carlo esasperato dalle domande di questa tizia, che lui ancora non aveva capito bene chi fosse, ha pensato bene di chiamare la Cesi la signora che abita vicino a noi per chiederle tutto l’occorrente. La Cesi si è chiusa in cucina con questa Mara per aiutarla a cucinare, mentre Carlo le malediceva dal divano, perché continuavano a ridacchiare e poi quella pentola cominciava a fare un rumore assordante che ingigantiva tutto il suo mal di testa.
La Cesi non è voluta restare a cena. Però ecco il menù della serata.
Una pappina di orzo e spinaci che pare abbia avuto un effetto altamente lassativo su gran parte dei partecipanti, soprattutto sul povero Vanza.
Per secondo una meravigliosa insalata e verdurine cotte al vapore o crude condite con solo olio e della carne finta.
Il dolce (secondo lei dolce) una insulsa macedonia di frutti di bosco, lavati, asciugati e tagliati, senza niente di niente di niente in più.
Ha passato tutta la sera a parlare di quanto faccia bene essere salutisti come lei, di come la sua pelle sia sempre splendente, di quanto le faccia bene non fumare e non bere alcol, di quanto la aiuti correre per 30 minuti ogni mattina. Io pensavo solo a quanto sono orgogliosa della mia pancetta e a quanta voglia avevo di bermi una birra o un superalcolico, ingurgitando il maggior numero di schifezze nel minor tempo possibile. E mentre guardavo Vanza e Carlo ho capito che il loro pensiero era uguale al mio. Soprattutto quando Vanza continuava ad accarezzarsi la sua pancetta alcolica, un po’ per il mal di pancia, un po’ per paura di perderla dopo tutta quella roba salutare.
Fine della cena e ovviamente niente caffè ma solo una tisana e per i più fortunati caffè d’orzo.
Ora, la ragazza avrà anche i suoi difetti, però, in questi anni per quanto riguarda le ragazze di Paolo abbiamo visto anche di peggio. Quindi tutto sommato non è niente male (non mi sto parando il culo, lo penso veramente!).
Carlo questa mattina per controbilanciare la serata precedente, aiutato da Tyler, si è bevuto tre caffè, si è mangiato il Buondì e dopo circa mezz’oretta si è anche bevuto due birre. Ma che cattivo!!!

sabato, febbraio 04, 2006

TUTTO FUMO NIENTE ARROSTO


Sara ha proprio avuto una bella idea. Accendere incensi in pieno inverno con le finestre tutte chiuse in un mini locale.
Ora è in fissa con questi incensi profumati, che dovrebbero diffondere nell’aria una piacevole fragranza ma che in realtà non fanno altro che far puzzare tutto dello stesso odore nauseante.
Così quando sono tornata a casa alla sera, c’era un enorme nebbia di fumo per tutta la casa e un odore insopportabile. Carlo svenuto sul divano e Sara che continuava ad insistere che quell’odore avrebbe fatto bene a tutti. “No ma Giulia devi capire che questo incenso ha proprietà rilassanti e calmanti. Serve per portare lo spirito in un'altra dimensione e ti trasmette pace e serenità per tutta la giornata.”
A me trasmette solo bruciore agli occhi e una roba nella gola che non mi faceva smettere di tossire. Altro che pace e serenità!
Per non discutere vado in camera mia ma è la stessa cosa, la malefica bacchettina sta bruciando anche lì. Di fianco al mio letto.
Ma il peggio deve ancora venire. Ne ha messa una pure in bagno. In camera di Paolo e Carlo e anche in quella di Tye. Che non è proprio una camera perché è uno sgabuzzino. Quindi niente finestre.
Quando Paolo torna dal lavoro lo sento subito che sbraita in soggiorno.
Che cazzo è questa puzza!!!
Convinto di fare la cosa giusta ispeziona la casa e spegne tutto, provocando un odore di bruciato che mischiato all’odore rilassante e calmante è un vero schifo.
Carlo intanto sembra rianimarsi, forse aveva respirato troppo tutta quella roba.
A cena ogni cosa che mangio sa di quell’odore assurdo. Ormai si è depositato in gola e proprio non vuole andarsene.
Tutti si sono dimenticati di spegnere anche quello in camera di Tye e quando torna in piena notte ormai è troppo tardi per rendere minimamente respirabile quel buco di stanza. Poverino ha tossito tutta notte e stamattina si è svegliato che gli girava la testa.
So bene cosa vuol dire intossicarsi con roba simile. Una volta per scacciare una mosca fastidiosa mi sono messa sul letto e ho cominciato a spruzzare quella schifezza che le uccide. Spruzza, spruzza alla fine la poveretta è schiattata e io tutta contenta mi sono messa a dormire senza aprire la stanza. Un delirio. Il giorno dopo ho vomitato tutto il tempo e non riuscivo neanche a stare in piedi. Non dico che l’incenso sia equiparabile all’insetticida però Tye accusava più o meno gli stessi sintomi.
Sara non contenta di aver provocato tutti questi danni stamattina ne ha acceso un altro. Che sarebbe quella bacchettina azzurra nella foto. Dice che dovrebbe avere poteri molto più rilassanti di quelle di ieri. Se sentite al telegiornale che sono stati trovati dei morti intossicati in un appartamento a Milano sapete che cosa ci è successo.

giovedì, febbraio 02, 2006

DO YOU REMEMBER?

Ieri sono andata a mangiare a pranzo con John. L’uomo meno puntuale sulla faccia della terra. Ho aspettato quasi un’ora in via Torino mentre lui se ne stava bello bello a dormire sul mio divano.
Mentre mangiavamo l’americano mi ha confessato di voler cercare un'altra casa. Lo so che qui ci siamo tutti lamentati varie volte della sua presenza e del fatto che doveva restare 2 settimane e invece sono 5 mesi che dorme sul divano, però quando me l’ha detto mi sono quasi messa a piangere. Mi dispiace sul serio. Vorrei avere una casa più grande per poter ospitare anche lui.
La paura più grande è che anche Tye decida di andarsene e che decida di trovare una casa insieme al suo amico.
Siamo tutti troppo affezionati gli uni agli altri e vedere uno di noi che se ne va ci fa stare tutti male. Lo so che non sta morendo o che non se ne torna nel suo paese ma veramente mi dispiace tantissimo.
Per comunicare la decisione a tutti gli altri abbiamo deciso di organizzare un aperitivo tutti insieme. La casa al gran completo. È un po’ assurdo quando organizziamo queste cose perché tanto ci vediamo sempre tutti assieme però è diverso se si beve o se si mangia fuori.
È venuto anche Vanza perché anche lui fa parte in qualche modo della casa.
Ci sediamo, ordiniamo e John comincia a dire a tutti la sua decisione. Si è anche sforzato di parlare in italiano ma con scarsissimi risultati.
Sara era visibilmente dispiaciuta perché anche se la loro storia è finita è sicuramente legata a lui in un modo un po’ speciale. Tyler probabilmente già lo sapeva e non ha detto niente.
Carlo e Paolo, invece, hanno tirato un urlo di gioia che manco se l’Italia vince i mondiali fanno tutto sto casino. Eh, lo so che può sembrare una reazione da stronzi però provate voi a vivere in sei in una casa che contiene in teoria tre persone. E soprattutto Paolo aveva perso l’uso prioritario del divano, Carlo aveva perso il titolo di bello e impossibile della casa e tutti e due si sentivano un po’ minacciati dall’affascinante straniero. Paolo per giustificarsi ha cominciato a dire: No, non è che noi non ti vogliamo però vedi è tempo che tu ti trovi una sistemazione autonoma. Non è che ci stai antipatico, però è ora che tu…beh insomma che tu… che tu… ti levi dalle palle, il divano è mio, l’ho comprato io e lo uso io!!!
Vabbè dai l’ha detto ridendo ma tutti lo sappiamo che mr borghesuccio e fighettino di Milano su queste cose non è che poi scherza così tanto.
Ed ecco la reazione di Vanza.
Il nostro infiltrato preferito quando si tratta di addii, in ogni caso e di qualunque persona si stia parlando, comincia a ricordare tutti i momenti felici passati insieme. Si racconta addirittura che una volta prima di mollare una tipa, l’abbia ammorbata con due ore di parole sui loro momenti più belli per poi, ormai allo stremo delle forze, dargli la mazzata finale. Così ha cominciato a dire: Oh ma ti ricordi quella volta che siamo andati al concerto? Ti ricordi quella volta che abbiamo conosciuto quelle due di Roma? Ti ricordi quella volta che eri ubriaco e che hai vomitato nell’ascensore? Ti ricordi quando sei caduto dalla bici e ti ho portato al pronto soccorso? Ti ricordi…”
Ma visto che il new yorker non capiva niente Vanza ha cominciato a tradurre tutto e la serata si è trasformata in un susseguirsi di Do you remember…
Dopo ben tre ore, tra secondo giro di aperitivo, cena e ritorno a casa, siamo riusciti a farlo stare zitto urlandogli in coro: Hai rotto il cazzo!!!!Come sempre il Vanza visto la forza che abbiamo messo nel gridargli contro si è acquietato ed è stato zitto. Ma era solo una tregua temporanea. Perché con la scusa che era tardi e che era troppo ubriaco per tornarsene a casa sua, l’infiltrato si è piazzato anche lui in soggiorno e pare che abbia ucciso di parole il povero americano stando tutta la notte a ricordargli i momenti migliori della breve ma intensa frequentazione.
Come se qualcuno potesse scordarsi dei momenti passati con Vanza.