5coinquilini

lunedì, maggio 08, 2006

H2ODIO

Sei tu il sopravvissuto?
Questo film utilizza un metodo di distribuzione diverso rispetto agli altri. Un processo al contrario. Prima il dvd in edicola, poi, forse, le sale cinematografiche. In un periodo come questo in cui si sente solo gente che si lamenta perchè le persone non vanno più al cinema è una grande idea. Una presa di posizione verso il mercato culturale. Non mi lamento ma agisco.
Vale la pena spendere 12.90 euro in edicola per comprarsi questo film? Per guardare un'ora e mezza di angoscia?
Ci sono queste cinque ragazze che decidono di andare su un'isola per digiunare per una settimana. Purificare il corpo. E lo purificheranno, loro malgrado, fino allo stremo.
La cura per la luce che viene usata e per i colori è cosa rara negli ultimi film italiani che ho visto. Ma qui ce n'è parecchia. Un gusto personale quello di adorare le scene in cui ai colori chiari e dissolti viene associato un elemento rosso in rilievo. La maggior parte delle volte sangue ma non necessariamente.
La scena del sogno evocativo del suicidio della madre è una delle scene più forti che abbia visto ultimamente. Una potenza assurda. Tanto da farti restare senza fiato per due secondi e pregare perchè ce ne sia un’ altra così nel film. Non c'è, però solo quella scena vale il film.
Poi il bosco. Come viene ripreso. Nessuno dai tempi di Twin Picks può riprendere alberi e boschi senza subire un necessario paragone con Lynch. Il mio incubo infantile. Ancora adesso ho grossi problemi con i boschi e con le colline. Ma purtroppo l'angoscia di Lynch, quella che ti faceva cagare sotto dalla paura con soli due secondi d’ inquadratura alle foglie, qui non c'è. O meglio, non c'è totalmente. Diciamo un tentativo, forse non troppo approfondito. Manca un pò il senso di isolamento ed estraniamento. Che invece è evocato benissimo dagli sguardi della protagonista.
E poi l'acqua. Acqua per purificarsi, per riemergere e riappropriarsi della parte preponderante del nostro corpo e del nostro mondo. Anche qui però si sente quasi la mancanza di qualcosa. Diciamo che mi è piaciuto come viene curata la parte sulle protagoniste un pò meno quella sugli ambienti e gli elementi che le circondano.
Le immagini, i volti, gli scatti, i gesti evocano emozioni. Non sempre espresse con le parole. Ed è qui la sua potenza. Non serve parlare per dire cosa si odia. Non serve descrivere di cosa si ha paura. Basta uno sguardo, un movimento, un'inquadratura giusta e non è da tutti avere questa potenza visiva.
Immagini, colori e sensazioni che ti restano addosso come quando esci da una grande mostra.
L'occhiolino alla trama incasinata e al cinema onirico c'è e si vede. Direi un occhiolino un pò storto perchè non sempre ci riesce. Lo si stroncherà. Lo stroncheranno sicuramente. Per la trama non sempre ben scritta, per la fotografia troppo patinata, per il non riuscire a catalogarlo in un genere preciso, perchè non è un horror ma il sangue scorre a fiumi. Lo stroncheranno i piccoli critici o i nuovi grandi improvvisati critici della rete, che urleranno: la storia, la storia! Non lo stroncherà la grossa stampa che ha tutto il vantaggio per elogiarlo. Lo stroncheranno perchè non è definito, perchè ti strizza l'occhio continuamente, perchè ti chiama e ti dice: ehi hai visto che gran cazzo di scena ho girato? Perchè diranno che è un film che vuole essere d'autore ma che non ci riesce. Per il montaggio convulso da mal di mare, per la distorsione delle immagini, a detta del grande intellettuale, troppo semplicistiche e banali, per le evocazioni psicologiche che l'acqua e la terra richiamano. Per il titolo che sembra un giochetto di parole stupido. Diranno che il regista ha un ego smisurato che si fa ombra in tutto il film, anche se lo scopo dichiarato è quello di cancellare la propria ombra. Diranno che ha girato troppi video clip e che l'eredità si sente.Io dico che potrebbero anche aver ragione ma al regista il talento visivo non manca. A molti non piacerà, perchè non è ben definito. Però a me piace proprio la sua non definizione nella trama. Non lo voglio il solito film che parla di lei, di lui, di lei ancora, di nuovo lui e chi altro. Che inizia e finisce allo stesso modo, che usa le parole. Che struttura i dialoghi alla grande, la sceneggiatura compatta e definita. Voglio le immagini che evocano, la luce curata, voglio immaginare l'emozione non ascoltare la sua descizione. Non si fosse capito tra parole e immagini nel cinema, io scelgo l'immagine. La trama, per quanto mi riguarda, potrebbe anche non esistere.

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