VANZA CHIAMA LA CITAZIONE RISPONDE 11
"Giudica dunque Tu stesso chi fosse nel giusto: Tu, o colui che allora Ti interrogò. Rammenta la prima domanda: seppure non proprio alla lettera, il suo significato è questo: "Tu vuoi andare nel mondo, e ci vai con le mani vuote, con non so quale promessa di libertà, che quelli, nella loro semplicità e nella loro ingenita sregolatezza, non possono neppure concepire, e ne hanno timore e spavento - giacchè nulla mai fu per l'uomo e per la società più insopportabile della libertà! Ma vedi codeste pietre, per questo nudo e rovente deserto? Convertile in pani, e dietro a Te l'umanità correrà come un branco di pecore, dignitosa e obbediente, se anche in continua trepidazione che Tu ritragga la mano Tua e vengan sospesi loro i Tuoi pani". Ma Tu non hai voluto privar l'uomo della libertà, e hai rifiutato la proposta: giacchè, dove sarebbe la libertà (hai ragionato Tu), se il consenso fosse comperato col pane? Tu hai ribattuto che non di solo pane vive l'uomo: ma sai che in nome appunto di questo pane terreno insorgerà contro Te lo spirito della terra, e verrà a guerra con Te, e Ti vincerà, e tutti lo seguiranno, gridando: "Chi può paragonarsi a questa fiera: essa ci ha dato il fuoco rapito dal cielo!" Sai tu che passeranno i secoli e l'umanità proclamerà, per bocca della sua sapienza e della sua scienza, che le male azioni non esistono, e quindi non esiste peccato, ma ci sono affamati e basta? "Prima sfamateli, e poi chiedete loro la virtù": ecco che starà scritto sulla bandiera che brandiranno contro Te, e alla cui ombra sarà distrutto il tempio Tuo. Al posto del tempio Tuo sarà innalzato un nuovo edificio, sarà innalzata di nuovo una tremenda torre di Babele, e sebbene anche questa non verrà condotta a termine, come quella d'allora, ma purtuttavia Tu avresti potuto evitare questa nuova torre, e abbreviar di mill'anni le sofferenze degli uomini: giacchè a noi per l'appunto torneranno costoro, quando si saranno tormentati per mill'anni intorno alla loro torre! Allora essi ci ricercheranno sotto terra, nelle catacombe dove ci saremo nascosti, ci ritroveranno e alzeranno a noi l'invocazione: "Dateci da mangiare, perchè coloro che ci han promesso il fuoco del cielo, non ce l'hanno dato". E allora saremo noi a condurre a termine la loro torre, giacchè a termine la condurrà chi darà da mangiare, e da mangiare lo daremo noi soli, in nome Tuo, e mentiremo dicendo di farlo in Tuo nome. Diranno: "Magari schiavi, ma dateci da mangiare". [...] Si persuaderanno pure che non potranno mai essere liberi, perchè sono deboli, pieni di vizi, inconsistenti e sediziosi. Tu hai promesso loro il pane del cielo, ma ripeto ancora, che paragone può esserci mai, agli occhi della debole, eternamente viziosa, eternamente ignobile schiatta degli uomini, fra quello e il pane della terra?"
Nota a margine: mi scuso per la lunghezza ma il pezzo meritava tutto e oltre. La leggenda del Grande Inquisitore, punto centrale del libro, andrebbe insegnato a memoria a scuola. Come grande esercizio di letteratura, di filosofia, di dialettica e di critica. E' noto poi a chi mi conosce che Ivan è senza dubbio uno dei più grandi personaggi mai raccontati. Il fatto che questo poema sia stato fatto recitare a lui la dice lunga su quanta sia la sua potenza e su quanto l'autore creda in pieno nelle capacità del suo personaggio.