IL RITORNO DELLO IETI
Ore 6.30 di domenica mattina.
Casino alla porta, rumore di chiavi che non entrano, calci e imprecazioni varie dal pianerottolo.
Paolo si dirige in soggiorno e già ha la sua faccia straincazzata e l’aria di chi vuole litigare. Io mi affaccio alla porta della mia stanza e lo seguo pensando di dover arginare il peggio.
Allora Paolo si appoggia alla porta e grida: “Chi cazzo è a quest’ora” Dall’altra parte una voce soffocata: “Carlo”. Paolo si gira verso di me e mi dice:”Apri tu a questa testa di cazzo con le corna!”E mentre cerco di immaginarmi la testa di cazzo con le corna (visione oscena, ve lo assicuro!) apro a Carlo che con la peggior condizione fisica immaginabile entra in casa. E sono baci e saluti corredati da abbracci come sempre.
Per fortuna non c’è l’amico Vanza così la situazione si calma senza troppa fatica.
Ma la pace non è mai duratura.
E ora è Carlo l’incazzato perché i due americani hanno occupato la sua stanza e ovviamente nessuno pensa di svegliarli perché potrebbe scatenarsi l’inferno. Paolo è rintanato nello sgabuzzino con il letto (proprio non ce la faccio a chiamarla stanza) e conviene non chiedergli niente. Sara è sprofondata in un coma profondo e anche lei potrebbe incazzarsi parecchio. Allora che si fa? Io vorrei tornarmene a letto ma Carlo è veramente in pessime condizioni e un po’ mi dispiace. Poi mi vengono anche in mente tutte le volte in cui mi ha aiutato quando ero io ad essere veramente distrutta e allora gli dico: “E vabbè vai nel mio letto”. Non faccio in tempo a finire la frase che già è in mutande sotto le mie lenzuola e con la schiena sul mio fantastico materasso e la testa sul mio morbido cuscino.
Allora che faccio?
Mi dirigo verso il soggiorno e accendo la tv, ma che schifo!Non c’è niente!E’ troppo presto per i programmi decenti e troppo tardi per le meravigliose repliche dei telefilm anni ’80 e ’70. A saperlo mi sarei registrata le repliche della III C (Sacchi…2!!).
E allora?
Mangio un muffin avanzato, ma che schifo! Mi metto sul divano e cerco di trovare una posizione comoda ma è come se la popolazione che lo abita si ribellasse alla mia presenza.
In preda a crisi convulsive, vado in bagno, raccatto vestiti sparsi, mi vesto, mi lavo i denti e esco per poi ritrovarmi in un baretto aperto alle 8 di domenica mattina a bere caffè (1 euro e 50, che ladri!!) e un cornetto schifosissimo che mi fa rimpiangere il muffin!
Poi girovago per la città per un po’ e torno a casa, ormai sono le 9.30 e mi metto a guardare i cartoni che mi regalano sempre grandi emozioni.
Alle 11 ancora nessun segno di vita, comincio a produrre rumori per svegliare qualcuno ma niente.
E allora?
Esco di nuovo mi ritrovo vicino alla stazione e prendo il treno per tornare alla mia casa d’infanzia in Brianza. Mamma ha fatto il ragù e mio padre mi accoglie con un sorriso meraviglioso. Questo in fondo basta per risollevarmi la giornata e penso che in fondo a casa stanno sicuramente litigando per il bagno o per il muffin avanzato.
Alla fine non mi è andata tanto male e le domeniche in famiglia che prima non sopportavo non mi sembrano più tanto orribili. Ma ormai è tempo di tornare all’appartamento perché questa non è la mia vita e a casa mia è tutta un’altra storia…storie di casini per il bagno, storie di serate film, storie di aperitivi interminabili, storie di confronti con gli altri, storie di ragazze e ragazzi che arrivano e se ne vanno nello stesso giorno, storie di scelte, storie di telefilm alla tv, storie di muffin ingrigiti in cucina…tutte storie che a casa dei miei non sono mai state raccontate…
Casino alla porta, rumore di chiavi che non entrano, calci e imprecazioni varie dal pianerottolo.
Paolo si dirige in soggiorno e già ha la sua faccia straincazzata e l’aria di chi vuole litigare. Io mi affaccio alla porta della mia stanza e lo seguo pensando di dover arginare il peggio.
Allora Paolo si appoggia alla porta e grida: “Chi cazzo è a quest’ora” Dall’altra parte una voce soffocata: “Carlo”. Paolo si gira verso di me e mi dice:”Apri tu a questa testa di cazzo con le corna!”E mentre cerco di immaginarmi la testa di cazzo con le corna (visione oscena, ve lo assicuro!) apro a Carlo che con la peggior condizione fisica immaginabile entra in casa. E sono baci e saluti corredati da abbracci come sempre.
Per fortuna non c’è l’amico Vanza così la situazione si calma senza troppa fatica.
Ma la pace non è mai duratura.
E ora è Carlo l’incazzato perché i due americani hanno occupato la sua stanza e ovviamente nessuno pensa di svegliarli perché potrebbe scatenarsi l’inferno. Paolo è rintanato nello sgabuzzino con il letto (proprio non ce la faccio a chiamarla stanza) e conviene non chiedergli niente. Sara è sprofondata in un coma profondo e anche lei potrebbe incazzarsi parecchio. Allora che si fa? Io vorrei tornarmene a letto ma Carlo è veramente in pessime condizioni e un po’ mi dispiace. Poi mi vengono anche in mente tutte le volte in cui mi ha aiutato quando ero io ad essere veramente distrutta e allora gli dico: “E vabbè vai nel mio letto”. Non faccio in tempo a finire la frase che già è in mutande sotto le mie lenzuola e con la schiena sul mio fantastico materasso e la testa sul mio morbido cuscino.
Allora che faccio?
Mi dirigo verso il soggiorno e accendo la tv, ma che schifo!Non c’è niente!E’ troppo presto per i programmi decenti e troppo tardi per le meravigliose repliche dei telefilm anni ’80 e ’70. A saperlo mi sarei registrata le repliche della III C (Sacchi…2!!).
E allora?
Mangio un muffin avanzato, ma che schifo! Mi metto sul divano e cerco di trovare una posizione comoda ma è come se la popolazione che lo abita si ribellasse alla mia presenza.
In preda a crisi convulsive, vado in bagno, raccatto vestiti sparsi, mi vesto, mi lavo i denti e esco per poi ritrovarmi in un baretto aperto alle 8 di domenica mattina a bere caffè (1 euro e 50, che ladri!!) e un cornetto schifosissimo che mi fa rimpiangere il muffin!
Poi girovago per la città per un po’ e torno a casa, ormai sono le 9.30 e mi metto a guardare i cartoni che mi regalano sempre grandi emozioni.
Alle 11 ancora nessun segno di vita, comincio a produrre rumori per svegliare qualcuno ma niente.
E allora?
Esco di nuovo mi ritrovo vicino alla stazione e prendo il treno per tornare alla mia casa d’infanzia in Brianza. Mamma ha fatto il ragù e mio padre mi accoglie con un sorriso meraviglioso. Questo in fondo basta per risollevarmi la giornata e penso che in fondo a casa stanno sicuramente litigando per il bagno o per il muffin avanzato.
Alla fine non mi è andata tanto male e le domeniche in famiglia che prima non sopportavo non mi sembrano più tanto orribili. Ma ormai è tempo di tornare all’appartamento perché questa non è la mia vita e a casa mia è tutta un’altra storia…storie di casini per il bagno, storie di serate film, storie di aperitivi interminabili, storie di confronti con gli altri, storie di ragazze e ragazzi che arrivano e se ne vanno nello stesso giorno, storie di scelte, storie di telefilm alla tv, storie di muffin ingrigiti in cucina…tutte storie che a casa dei miei non sono mai state raccontate…
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